1 Introduzione
Gli atteggiamenti degli insegnanti nei confronti della disabilità rappresentano un tema fondante per rilevare il grado di inclusione all’interno della realtà scolastica.
L’ambiente scolastico costituisce “prima di tutto un luogo culturale che da una parte rispecchia la società e dall’altra la modella” (Ligorio, 2010, p.14). I docenti, nella scuola concepita come contesto sociale, non svolgono soltanto un ruolo fondamentale dal punto di vista della trasmissione della conoscenza, ma contribuiscono anche a favorire oppure ad ostacolare una prospettiva inclusiva attraverso le loro attitudini positive o negative nei confronti delle differenze.
La ricerca nazionale (Canevaro, D’Alonzo, Ianes & Caldin, 2011; Ianes, Demo & Zambotti, 2010), e internazionale (Fiorucci, 2014) ha investigato gli atteggiamenti degli insegnanti nei confronti della disabilità e dell’inclusione al fine di rilevare le rappresentazioni, le opinioni e i comportamenti dei docenti. I risultati dimostrano che le predisposizioni positive attivano un processo virtuoso per quanto riguarda le pratiche inclusive (Davis & Layton, 2011; Forlin & Chambers, 2011; Taylor & Ringlaben, 2012), mentre quelle negative si ripercuotono sulle relazioni sociali e sull’apprendimento (Darrow, 2009). Molteplici studi hanno rilevato differenze significative per quanto riguarda gli atteggiamenti degli insegnanti nei confronti della disabilità e l’inclusione dipendenti da variabili specifiche come l’età (Cornoldi, Canevaro & Scruggs, 1998; Forlin, 2012), il sesso (Aksamit, Morris & Leunberger, 1987) il grado della disabilità (Campbell & Gilmore, 2003; Jobe & Rust, 1996; Koutrouba, Vanvakari & Steliou, 2006), la formazione (Freytag, 2001), gli anni di insegnamento (Canevaro 2011, De Caroli & Sagone, 2008,), il ruolo all’interno della classe (Canevaro et al., 2011, Jobe & Rust, 1996), le esperienze di contatto (Burke & Sutherland, 2004, Vianello & Moalli, 2001; Zambelli & Bonni, 2004;) le esperienze di co-teaching e di collaborazione tra colleghi (Voltz, 2001) e tra docenti curriculari e docenti di sostegno (Janney & Snell, 1995).
Le ricerche in questo ambito si sono focalizzate soprattutto sulle attribuzioni, positive o negative, degli insegnanti relativamente alla disabilità, mentre risulta carente l’investigazione degli atteggiamenti dei docenti nei confronti della rappresentazione della disabilità attraverso immagini e testi.
I libri di testo scolastici e i materiali didattici, adottati e fruiti dagli alunni, costituiscono indubbiamente uno dei primi strumenti attraverso i quali i bambini della scuola primaria entrano in contatto con la realtà sociale: si tratta di strumenti che presentano contenuti non solo eminentemente didattici ma anche educativi, in quanto propongono specifici modelli culturali e sociali assorbiti quotidianamente da docenti e alunni.
Il testo scolastico, infatti, ha la caratteristica di essere un costrutto sociale in quanto propone una determinata rappresentazione sociale e culturale della realtà attraverso immagini e testi (Crawford, 2004); esso è, allo stesso tempo, uno strumento sociale poiché gli alunni tendono a scambiarsi costantemente opinioni, commenti e idee durante la lettura e la consultazione (Stray, 1994), oltre ad essere, infine, uno strumento all’interno del quale tutti i bambini e le bambine dovrebbero riconoscersi per sentirsi parte dell’immaginario rappresentativo della società a cui appartengono (HRSC, 2005).
Gli studi relativi all’analisi del libro di testo scolastico presentano un comune denominatore: l’attenzione nei confronti delle realtà umane e sociali che sono costantemente a rischio di esclusione. La ricerca in questo campo si è dedicata soprattutto alla rilevazione della presenza/assenza di immagini relative alla disabilità fisica: Hodkinson (2012) ha rilevato che la cultura dei non disabili è fortemente dominante all’interno dei libri di testo. Relativamente alla rappresentazione iconica (focus delle ricerche riguardo a tale tema), infatti, le immagini relative alla realtà della disabilità appaiono sporadicamente confermando la scarsa attenzione degli editori nei confronti di un approccio educativo nei confronti del libro di testo.
Per quanto riguarda le immagini e testi relative all’universo maschile e femminile si rileva che la cultura maschilista e sessista è ampiamente diffusa nei libri di testo adottati dagli insegnanti della scuola primaria (Biemmi, 2014).
L’analisi, inoltre, si è focalizzata sulla rappresentazione della comunità lesbica, gay, bisessuale, transessuale, queer e intersessuale (Filax, Sumara, Davis & Shogan, 2005) con una particolare attenzione al pensiero e agli atteggiamenti degli insegnanti, mentre l’attenzione nei confronti delle modalità rappresentative della realtà palestinese all’interno dei materiali educativo didattici (Teff-Seker, 2012) conferma l’influenza che gli strumenti educativo-didattici possono avere sull’immaginario culturale degli alunni e degli insegnanti.
La rappresentazione all’interno del libro di testo scolastico è stata oggetto di un acceso dibattito negli anni Settanta del secolo scorso in Italia: le critiche si sono indirizzate nei confronti delle immagini e i contenuti spesso considerati banali (Eco, 1972), caratterizzati da schemi convenzionali (Belotti, 1973) e privi di stimoli per gli alunni, nonché sui limiti strutturali del libro di testo giudicato in grado di favorire soltanto la trasmissione della cultura a scapito della costruzione della conoscenza. Altri autori, invece, hanno analizzato le caratteristiche che un libro di testo dovrebbe possedere, evidenziando gli aspetti relativi all’efficacia educativa associata alla validità didattica (Spini, 1971).
È evidente come le rappresentazioni sociali e culturali degli insegnanti possano influenzare l’approccio educativo-didattico e il comportamento nei confronti della disabilità e come, allo stesso tempo, la rappresentazione all’interno dei materiali scolastici utilizzati dai docenti possa validare la visione degli insegnanti nei confronti di tale realtà.
Lo studio presente si propone di investigare gli atteggiamenti degli insegnanti nei confronti della rappresentazione della disabilità all’interno dei libri di testo e dei materiali didattici e ha lo scopo di offrire, infine, una panoramica approfondita sulle motivazioni per cui continuano a verificarsi macro e micro esclusioni nell’ambito della rappresentazione che impediscono alle istituzioni scolastiche di diventare a tutti gli effetti realtà inclusive.
2 Metodologia
La ricerca è stata svolta nelle città di Trento, Rovereto e Roma e ha coinvolto 7 insegnanti di sostegno e 8 insegnanti curricolari della scuola primaria di età compresa tra i 25 e i 54 anni. La scelta delle città è stata motivata dall’esigenza di intervistare un campione proveniente da differenti contesti sociali e scolastici dal punto di vista geografico e dal punto di vista della densità di popolazione.
La tabella 1 presenta la descrizione delle caratteristiche degli insegnanti che hanno partecipato all’indagine.
Nello scegliere la metodologia da utilizzare si è optato per un’analisi qualitativa interpretativo-fenomenologica, data l’innovatività della ricerca rispetto agli studi precedenti, al fine di individuare variabili comuni e codici da poter estrapolare per la strutturazione di un questionario da somministrare ad un campione più vasto di insegnanti.
L’intervista semi-strutturata è apparsa subito come uno strumento più flessibile in quanto la presenza di temi/domande guida ha permesso agli insegnanti di estendere la tematica alla rappresentazione generale all’interno del libro di testo.
La ricerca assume come suo fondamento la quadripartizione proposta da Crotty (1998) riguardo gli elementi presenti negli studi qualitativi, orientandosi verso l’approccio interpretativo-fenomenologico: epistemologia (costruttivismo), prospettiva teorica (fenomenologia), metodologia (ricerca fenomenologica) e metodo (intervista in profondità e semi-strutturata).
Le interviste semi-strutturate hanno permesso di esplorare una tematica poco investigata dalla ricerca italiana e internazionale partendo dai pensieri degli insegnanti.
Le aree affrontate durante le interviste hanno riguardato: la presenza/assenza di immagini e testi relative alla disabilità all’interno del libro di testo, le eventuali criticità nella gestione di materiale inclusivo e le modalità in cui è rappresentata la realtà degli special needs.
Le interviste si sono svolte nella sede di servizio degli insegnanti intervistati e la conversazione è avvenuta senza l’utilizzo di supporti visuali.
La Tabella 2 descrive i costrutti tematici emersi attraverso il lavoro di analisi.
I codici sono stati aggregati attraverso i criteri proposti da Bogdan e Biklen (2007):
Situazioni: punti di vista su un determinato tema come ad esempio l’atteggiamento nei confronti della rappresentazione della disabilità all’interno dei libri di testo.
Processi: mutamenti avvenuti nel tempo (ad esempio le differenze nella rappresentazione rispetto al passato).
Attività: modalità operative (ad esempio) la modifica dei materiali in chiave inclusiva.
Relazioni: relazioni con le figure che ruotano attorno alla realtà scolastica (ad esempio il rapporto con genitori e colleghi).
I costrutti emersi verranno utilizzati nella seconda fase della ricerca per strutturare un questionario da somministrare ad un campione più vasto di insegnanti che lavorano in Italia nella scuole statali.
Questo studio, inoltre, si inserisce all’interno della prospettiva della ricerca empirica che, partendo da un’ipotesi derivata dall’osservazione della realtà cerca di stimolare e determinare un cambiamento nelle visioni e nelle pratiche educativo-didattiche (Mortari, 2007).
Insegnante | SESSO | Età | Ruolo | Anni di insegnamento |
---|---|---|---|---|
P.F. |
F | 54 | Insegnante di classe | 25 |
F.S. |
F | 44 | Insegnante di sostegno | 4 |
G.C. |
M | 42 | Insegnante di classe | 10 |
G.M. |
F | 51 | Insegnante di classe | 12 |
M.G. |
F | 42 | Insegnante di sostegno | 15 |
R.S. |
F | 49 | Insegnante di classe | 16 |
I.P. |
F | 46 | Insegnante di classe | 20 |
S.B. |
F | 40 | Insegnante di sostegno | 21 |
S.L. |
F | 30 | Insegnante di sostegno | 5 |
A.D. |
F | 34 | Insegnante di sostegno | 14 |
S.B. |
F | 55 | Insegnante di classe | 22 |
P.C. |
F | 51 | Insegnante di classe | 11 |
F.V. |
F | 34 | Insegnante di classe | 21 |
F.S. |
F | 43 | Insegnante di sostegno | 11 |
A.P. |
F | 47 | Insegnante di classe | 15 |
La presente ricerca, quindi, assume un rilevante valore riflessivo-trasformativo: gli insegnanti, infatti, hanno la possibilità di attivare un processo di interiorizzazione che può continuare anche dopo l’intervista così da incidere a lungo termine sulle pratiche scolastiche in quanto in grado di cambiare la prospettiva inclusiva Lo studio, inoltre ha lo scopo di favorire nei docenti la consapevolezza dell’importanza della rappresentazione all’interno dei libri di testo e della (co)costruzione del materiale educativo didattico, nonché di sensibilizzare gli editori nei confronti della rappresentazione della disabilità e di altre realtà sociali sempre a rischio di esclusione secondo l’orientamento della ricerca trasformativa (National Science Foundation, 2014 & Mertens, 2010).
Costrutto |
Significato |
---|---|
Presenza/assenza immagini e testi |
Percezione degli insegnanti nei confronti della presenza, dell’assenza o della scarsità di immagini e testi all’interno dei libri di testo scolastici. |
Motivazioni assenza/scarsità di immagini e testi |
Opinioni relative alle ragioni dell’assenza: difficoltà degli insegnanti, rapporto con genitori e alunni ed eso-scolastiche (sociali, politiche, culturali). |
Criticità |
Aspetti problematici che gli insegnanti potrebbero riscontrare in seguito all’utilizzo di testi scolastici o materiali rappresentanti individui con bisogni speciali. |
Impatto sull’inclusione |
Atteggiamento degli insegnanti nei confronti dell’impatto positivo o negativo della rappresentazione di individui con bisogni speciali sugli alunni e sull’inclusione scolastica. |
Libro di testo e rappresentazione |
Valutazione sulla qualità del libro di testo dal punto di vista rappresentativo |
Limiti ed esclusioni nella rappresentazione |
Percezione degli insegnanti sull’esclusione dalla rappresentazione all’interno del libro di testo di altre realtà sociali e umane |
Libro di testo unico versus molteplici libri e materiali educativo-didattici |
Riflessione degli insegnanti sulle differenze esistenti tra l’utilizzo di un unico libro di testo e l’utilizzo di molteplici libri di testo e materiali educativo-didattici |
Adattamento dei materiali |
Atteggiamento degli insegnanti nei confronti della costruzione dei materiali educativo-didattici |
3 Analisi delle interviste
3.1 Presenza/assenza immagini inclusive
L’aspetto su cui tutti gli insegnanti sembrano concordare è rappresentato dall’assenza o dalla evidente scarsità d’immagini e testi rappresentanti individui con bisogni speciali all’interno del libro di testo: questa percezione, in molti casi, diventa una vera e propria convinzione per alcuni docenti i quali affermano con sicurezza di non aver mai incontrato nella loro carriera professionale alcuna rappresentazione relativa alla disabilità (l’avverbio “assolutamente” è utilizzato, per rafforzare la negazione, dalla metà degli insegnanti intervistati):
No, assolutamente. No non ci sono riferimenti a persone o bambini con bisogni speciali… Né immagini né riferimenti… Almeno io non li ho trovati.
Bambini speciali… Niente.
Nei libri di testo, tornando al tuo discorso, secondo me non ce ne sono.
Eh… C’è ancora tanto da fare…
Cose di questo tipo… No. Mi sembra di no.
Rarissimamente.
Altri insegnanti ricordano immagini o testi relativi a individui con bisogni speciali all’interno del libro di testo scolastico, pur essendo consapevoli del fatto che si sia trattato di un’occasione eccezionale, fuori dall’ordinario e comunque sempre riferita esclusivamente ad una disabilità fisica (spesso temporanea):
Sì, mi è capitato… Mi è capitato… Ricordo un testo di terza primaria dove c'erano delle… Mai fotografie… Proprio rappresentazioni iconiche no… C'era la rappresentazione di un bambino sulla sedia a rotelle.
Allora… Mi è capitato in poche occasioni di vedere dei testi, in particolare dei testi contenenti testi di narrativa, dove venivano affrontate alcune tematiche relative alla disabilità, in particolare disabilità fisiche.
Allora, ne ho incontrati, non molti, ed erano rappresentate soprattutto disabilità fisiche.
Un’insegnante, invece, non ricordando né un’immagine né un testo specifico, riflette sulla propria percezione nei confronti della rappresentazione all’interno dei libri di testo degli individui con bisogni speciali:
Ti posso dire che ci devo pensare e questo già mi induce a credere che probabilmente li ho incontrati poche volte.
3.2 Motivazioni assenza/scarsità di immagini e testi
Nel momento in cui gli insegnanti riflettono sulle motivazioni relative all’assenza o alla scarsa presenza di immagini e testi riguardanti individui con bisogni speciali all’interno del libro di testo scolastico, la prima reazione è generalmente di incertezza perché si tratta di un tema nei confronti del quale non si è abituati a riflettere. Molti insegnanti mettono in risalto le ragioni sociali sottese all’assenza o alla scarsità nella rappresentazione di individui con bisogni speciali all’interno del libro di testo, affermando che la società italiana risulta ancora refrattaria ad un immaginario rappresentativo variegato ed inclusivo, rivelando una tendenza al conformismo che spesso nasconde un pregiudizio implicito:
La mia motivazione è proprio questa. È una società che purtroppo non va avanti con i problemi che si riscontrano, cioè ci sono tanti bambini con difficoltà e disabilità ma la società non si adegua a questo, anzi…
Il motivo secondo me è proprio la società: ad esempio la Barbie, che rappresenta la bambola per antonomasia, non ha quasi mai gli occhiali, almeno che non si tratti della “Barbie dottoressa” che visita i bambini. Ecco, allo stesso modo non ho mai visto un testo con un bambino sulla sedia a rotelle o con un bambino che utilizza magari un cane guida… Secondo me i testi per vendere di più evitano anche questa cosa.
Perché in realtà in Italia, proprio in Italia, non c’è una vera sensibilità rispetto alla diversità, c’è tanto fumo e poca sostanza.
Perbenismo sociale dal mio punto di vista.
Forse, seppur diffuso, è come una cosa su cui si fa fatica a vederla come una cosa di tutti i giorni.
Beh, credo che dipenda molto dalla cultura italiana: noi siamo una cultura molto ristretta. Abbiamo una mentalità abbastanza ristretta, poco abituati appunto alla accoglienza e all’integrazione del diverso, lo stiamo vedendo anche adesso col discorso degli immigrati, mentre in altri paesi anglosassoni… Anche in Germania, insomma, hanno una storia ben più lunga rispetto all’accoglienza e all’integrazione.
Il fatto è che non vogliamo il problema e quindi lo eliminiamo alla radice. Come si fa quindi a pensare di fare dei libri nei quali si parla di queste problematiche, è gravissimo, dobbiamo tornare indietro, ragionare su queste cose a monte se vogliamo cambiare il mondo.
Altri insegnanti, invece, ritengono che l’assenza o la scarsità di immagini e di testi di individui con bisogni speciali dipendano dalle case editrici dei libri di testo scolastici che possono avere difficoltà nelle modalità di rappresentazione relativa alla realtà della disabilità:
Evidentemente penso che non sappiano come fare che abbiano anche paura… Insomma, ho usato una parola grossa, timore di non riuscire a rappresentarli nel giusto modo, non so…
È una cosa che naturalmente non può essere messa nei libri di scuola perché non è quello l’effetto che si vuole ottenere.
Per un’insegnante, invece, spesso i docenti non prendono assolutamente in considerazione gli aspetti relativi alla rappresentazione focalizzandosi sul contenuto eminentemente didattico:
Qualche casa editrice che tenta di inserire qualcosina che va oltre la disabilità fisica c’è… Però è una ricerca anche di questi libri… Bisogna cercare spesso e tanto e molte volte non viene adottato dalla collega di classe perché valutano altri elementi per la scelta di un libro… Ricadono su altri elementi e non sono sull’inclusione di un bambino con bisogni educativi speciali.
Alcuni insegnanti, infine, ritengono si tratti di una mancanza di formazione dei curatori dei libri di testo scolastici che si ripercuoterebbe sulla rappresentazione:
Ci vuole una formazione anche da parte delle case editrici che in questo momento… Secondo me non c’è.
Mah… Secondo me non hanno proprio… Chi scrive non ha la sensibilità di capire che ormai è un tema simile a quello degli stranieri, cioè che esiste nella scuola anche prima degli stranieri.
Allora, secondo la mia opinione personale forse non c'è neanche, non c'è nemmeno la sensibilità nel farlo, quindi magari non c'è proprio il pensiero, non si attiva neanche, non ci si pone neanche il problema ecco. Siamo molto concentrati sui contenuti, magari adesso, ecco, si inizia a prendere delle lezioni per alunni in difficoltà e quindi ci si concentra più sugli aspetti didattici. Si inizia ad avere questa attenzione, ma invece non credo ci sia ancora una sensibilità sull'aspetto di sfondo, non credo ci sia ancora l’assunzione di consapevolezza di quello che viene veicolato attraverso le immagini dei libri di testo ma anche qualsiasi altro tipo di testo che ci circonda e quindi non c'è neanche l'intervento diciamo poi, insomma… Anche la sensibilità che magari non sia una non volontà ma che proprio non ci si pensi ecco…
3.3 Criticità
Per quanto riguarda le possibili difficoltà all’interno dell’istituzione scolastica nell’utilizzo di un testo con immagini e testi rappresentanti individui con bisogni speciali gli insegnanti concordano sul fatto che non avrebbero nessuna difficoltà di gestione durante le loro lezioni. Molti docenti, tuttavia, ritengono che alcuni colleghi potrebbero non essere predisposti ad affrontare tematiche emerse durante la fruizione di immagini e testi rappresentanti individui con bisogni speciali:
Sì, penso che non sia nelle corde di tutti riuscire a parlare e a vivere con una certa serenità… Cioè che crei all’insegnante magari un po’ di timore… Non so… incapacità forse di affrontare l’argomento, forse per un discorso di sensibilità o forse perché… Non vogliono interferenze e vogliono il focus su quello che può essere l’argomento da trattare.
Non lo so forse sì, difficoltà ma difficoltà nel… Nel proporre il problema, forse perché non si sa bene se si può magari mettendo delle immagini particolari può essere non so nuocere a qualcuno.
Un’insegnante dichiara che la difficoltà nella gestione durante le lezioni di materiali rappresentanti individui con bisogni speciali spesso può essere causata da un atteggiamento problematico nei confronti della disabilità, ancora presente tra gli insegnanti:
Il pregiudizio… Perché sei già tu come insegnante non accetti per i più svariati motivi e non è solo la mancanza di conoscenza o attenzione ma proprio… Insomma il mondo è vario, ci sono tante personalità Ma c’è chi ancora non accetta… C'è chi non accetta…
Il pensiero di un’altra docente, invece, si focalizza sull’importanza del supporto da parte dell’insegnante di sostegno nella gestione di una rappresentazione inclusiva all’interno del libro di testo scolastico:
Allora, per quanto riguarda l’insegnante di classe ci sono delle difficoltà perché comunque ti devi rapportare con una classe… Logicamente è un discorso che va comunque condiviso con l’insegnante di sostegno e in questo poi rientra l’inclusione perché se si parla di un determinato argomento…
Per un’altra insegnante il conformismo e la rappresentazione standard all’interno del libro di testo contribuiscono a far sì che il docente possa muoversi sempre all’interno di tematiche che siano facilmente gestibili durante le lezioni:
A volte penso che sia anche un po' una forma di difesa dell'insegnante di trovare un libro che segua la sua inclinazione grazie al quale non è necessario spingersi né da una parte né dall'altra, così da restare sempre sul vago e sul politicamente corretto.
Un’altra criticità sollevata da alcuni insegnanti è rappresentata dal modo in cui le figure genitoriali potrebbero reagire in seguito alla presenza di immagini e testi rappresentanti individui con bisogni speciali:
Ma è con le famiglie dei bambini… Se io presento loro un bambino in carrozzella, un bambino che ha una patologia anche visivamente importante… Non so… Mancanza di un arto… Insomma… Che comunque potrebbe dar… Potrebbe dar fastidio credo, forse, ad alcuni genitori che sono più sensibili, cioè io non dico che tutti i genitori siano perfetti, ma perché a volte hanno difficoltà a parlare con i bambini di altri bambini.
Con i bambini non ci sarebbero grossi problemi il problema maggiore sarebbe rispetto ai genitori… Quindi bisognerebbe fare tutto un lavoro di preparazione, di informazione nei confronti dei genitori affinché possano accettare questo tipo di rappresentazione.
Al tempo stesso la maggior parte degli insegnanti è convinta che i bambini accetterebbero la rappresentazione della disabilità poiché abituati a interagire con alunni con bisogni speciali e naturalmente pronti all’inclusione rappresentativa rispetto al mondo degli adulti molto spesso gravato da sovrastrutture mentali:
Sono più nostre le resistenze, di noi adulti, ad affrontare certi discorsi.
No. Io credo che non ci sarebbero delle difficoltà nel senso che i bambini, soprattutto i piccoli, sono inseriti in un contesto molto eterogeneo, sempre più eterogeneo dove loro sono assolutamente abituati alle diversità, magari non ne sono pienamente consapevoli ma le vivono con naturalezza… Assolutamente… E gli stereotipi che invece loro acquisiscono nel tempo sono indotti sia da… Ad esempio dai libri di testo sia dagli adulti sia dal contesto più in generale nel quale sono inseriti.
Nella scuola ci sono bambini con la sedia rotelle, bambini autistici… Quindi loro ci stanno tutti i giorni insieme.
Credo che per i… Con i bambini non ci sarebbero grossi problemi.
Un’insegnante ritiene, invece, che soprattutto per quanto riguarda i bambini più piccoli, sia poco proficuo parlare attraverso la rappresentazione della disabilità in maniera specifica dando un nome a qualcosa che gli alunni non possono capire:
Non credo che parlare ad un bambino di sei, sette o otto anni di autismo il bambino possa capire. Il bambino capisce solo, come poi l’insegnante, che il bambino ha difficoltà a comunicare con lui, ma dirgli autistico per lui è dirgli niente…
3.4 Impatto sull’inclusione
Tutti gli insegnanti ritengono che l’inclusione di una rappresentazione onnicomprensiva possa promuovere e favorire l’inclusione e far sì che gli individui con bisogni speciali entrino a pieno diritto nell’immaginario sociale:
Sì penso di sì, perché innanzitutto ci si prende anche confidenza e poi l'idea che vengono anche rappresentati… Quindi vuol dire che hanno diritto di essere visti, in qualche modo quindi penso che potrebbe essere molto utile e non vengono rimossi.
Sì sì… Anche bambini ne trarrebbero vantaggio proprio perché il confronto con la diversità… Si cresce è indubbio questo e porta anche a un’apertura mentale diversa di cui l’Italia ha bisogno.
Sì, secondo me potrebbe aiutare molto l’inclusione degli alunni con bisogni educativi speciali.
Certo sì perché si toccano argomenti che per i bambini… Le immagini comunque si prestano bene per tantissime attività e poi se non si tenta a questa età… Dov'è possibile che il bambino possa riflettere e che col tempo possa portare dei frutti sicuramente positivi ad accettare… A capire che il mondo non è così semplice e non rientri nelle regole che magari ci hanno insegnato tempi addietro.
Un’altra insegnante, infine, mette in risalto il circolo virtuoso che si può attivare grazie alla rappresentazione della disabilità all’interno del libro di testo in quanto portatrice di riflessione quotidiana da parte dei docenti e degli alunni:
E quindi effettivamente è anzi è fondamentale che ci siano dei testi che parlino, proprio per questo senso di identificazione del bambino stesso in quel personaggio, ma anche per chi non ci pensa, come ho fatto io fino a dieci minuti fa… Che invece dà poi motivo di pensarci e quindi… Come dire… Ho acceso la luce, non posso poi più spegnere e far finta di non vedere, ho visto come sono le cose… E quindi non posso più ignorare il fatto che sia importante.
3.5 Libro di testo e rappresentazione
Il testo scolastico dal punto di vista rappresentativo è considerato da tutti gli insegnanti in maniera negativa. Tutti i docenti utilizzano aggettivi che veicolano la consapevolezza di una prospettiva non aderente alla realtà sociale e scolastica, sempre tendente a sfociare in una visione edulcorata, parziale e idealizzata:
Un po' pubblicitaria, un po' a che fare con la pubblicità: immagini di bambini spensierati. Mi vengono in mente delle immagini un po' banali che sono scollegate dalla realtà.
Una realtà un po' perfetta e aggiustata come forse vorremmo che poi fosse la realtà che poi non è.
Un testo che manda un messaggio, insito diciamo, che passa una cosa di cui non mi viene il termine… Sono troppo chiusi. Non so se è chiaro.
La realtà nei libri di testo dal punto di vista della rappresentazione è molto limitata.
Non sempre reale. No, tante volte si cerca di far vedere solo il bello nelle cose.
Per quanto riguarda la rappresentazione della famiglia alcuni insegnanti affermano che i libri di testo presentano una realtà stereotipata, poco varia e tendente al conformismo sociale:
Una famiglia media, al giorno d’oggi direi anche abbastanza più di media, basata su una famiglia classica, padre, madre, un figlio o due figli che vivono una situazione idilliaca dove questi genitori innamorati trascorrono del tempo con i propri figli, una classica famiglia del Mulino Bianco, se posso descriverla in questo modo.
Vengono sempre rappresentate le famiglie ideali, mamma papà figlio maschio e figlia femmina… Questo è.
3.6 Limiti ed esclusioni nella rappresentazione
Gli insegnanti, riflettendo su altre realtà umane e sociali escluse dalla rappresentazione all’interno del libro di testo, affermano che la visibilità dello svantaggio socio-culturale appare molto limitata: questo aspetto rende il libro di testo scolastico poco aderente alla varietà sociale presente all’interno della classe:
Beh i mondi della povertà… I mondi della povertà sono veramente rappresentati in modo molto stilizzato e non dànno proprio l'idea della realtà dei fatti… Perché penso ci sia anche prima il pensiero che è quello di portare i ragazzi a idealizzare il mondo, insomma, a dare un'immagine super positiva, c’è comunque questo tentativo forte… Anche se, vabbè, ormai da anni e anni discariche le vedi, le vedi rappresentate con delle fotografie ma sempre da lontano… Cioè tutto quello che è negativo non glielo metti lì e comunque glielo addolcisci sempre a livello proprio di testo, di tessiture testuali…
Non so anche… Anche della povertà non è… Si ha paura di rappresentarla con tutto quello che… Svantaggio socio-culturale non se ne parla nemmeno a scuola quindi è qualcosa che deve essere… Insomma… Nascosto… Che ci fa paura e non sappiamo descrivere. Quindi sì, mi viene in mente questo tipo di rappresentazione.
Un’insegnante pone l’accento, invece, sulla questione della rappresentazione dei generi maschile e femminile, mettendo in rilievo gli stereotipi ancora esistenti nelle immagini e nei testi presentati:
Lo stesso discorso può essere riportato diciamo sulle differenze di genere, ecco…
La famiglia tradizionale composta da un padre e da una madre, secondo un’insegnante, primeggia in maniera incontrastata nella rappresentazione all’interno del libro di testo e mette in evidenza un’ottica tradizionalista:
Eh… Ma rappresentano la vita quotidiana dei bambini, quindi sono al livello della loro vita… Cioè raccontano storie che possono anche aver vissuto loro, però effettivamente non mettono mai famiglie particolari che possono essere per dirti anche omosessuali, oppure un genitore, mono-genitoriali. È un po' difficile. Comunque mettono sempre la famiglia diciamo con madre padre, nonni, zii, quindi più normale nell’accezione di normalità possibile, non so se per rassicurarli magari, comunque dà un senso di… Di… Sicuramente per dire… Borghese come situazione, questo sì.
Un’altra insegnante afferma che la realtà dell’omosessualità e dell’omogenitorialità non è mai visibile all’interno dei materiali educativo-didattici:
Non rappresentati gli omosessuali, non c’è mai scritto le mamme di Luca fanno questo… No.
L’esclusione dalla rappresentazione all’interno dei libri di testo, infine, riguarda secondo un’insegnante gli individui che nella gerarchia sociale sono sempre a rischio di emarginazione:
In generale, insomma, come categoria, gli ultimi della società.
3.7 Libro di testo unico versus molteplici libri e materiali educativo-didattici
Molti insegnanti sono favorevoli all’utilizzo di molteplici materiali educativo-didattici per favorire una rappresentazione più inclusiva rispetto all’adozione di un unico libro di testo:
Sì certo… Cioè non usare un solo libro ma fare riferimento a più testi sarebbe l'ideale secondo me perché si abituano anche i bambini a consultare, cioè a lavorare su più testi e anche l'insegnante fa degli approfondimenti.
Certo. Io cerco sempre tendenzialmente di andare a cercare altro materiale e adesso ormai ce ne sono veramente tantissimi… Pensiamo soprattutto per quanto riguarda le disabilità.
Sì, io dico non solo libri diversi, un unico libro è troppo poco, ma anche proprio fatti anche per età diverse, non un libro con lo stesso target che sono tutti simili. Anche per spingere chi vuole provare qualcosa di più, chi se la sente insomma a valorizzare un po' tutti.
Sì, assolutamente sì. Io ho lavorato in classi dove gli insegnanti non avevano adottato i libri di testo, è una scelta che è prevista, quindi si fa una scelta alternativa e l'insegnante può utilizzare il capitale dedicato all'acquisto dei libri di testo per comprare altri libri di approfondimento, ecco, io l'ho visto fare, secondo me funziona moltissimo e quindi sì… Assolutamente possibile.
Altri insegnanti, invece, ritengono che il libro di testo adottato debba comunque continuare ad essere una realtà presente all’interno della realtà scolastica, pur non escludendo l’utilizzo di altri materiali educativo didattici per integrare e supplire alla mancanza didattica e rappresentativa:
No, secondo me il testo deve essere comunque unico per la classe, però deve essere comunque appoggiato da altri testi che possono essere, come ad esempio quello a livello di immagini, che possono aiutare i bambini che hanno maggiori difficoltà e quindi essere inclusi sotto questo punto di vista…
Un altro insegnante, invece, pur non escludendo l’utilizzo di altri materiali educativo-didattici, afferma che il libro di testo scolastico costituisce un punto di riferimento per il docente e per gli alunni e abitua questi ultimi ad un approccio allo studio che nei gradi di scuola successivi assume una rilevanza fondamentale:
Io al libro di testo ci tengo, insomma, poi chiaramente da lì ci sono gli spunti per fare, ma è un elemento della mia routine, del mio lavoro; quindi io ci tengo e anche i bambini si abituano perché poi la prospettiva, insomma, bisogna anche ragionare oltre… Per quanto ci sono i cambiamenti e quant'altro, la scuola secondaria di primo grado che li accoglierà è una scuola dove sono adottati venticinque libri di testo: quindi, se mi consenti, almeno un po' di familiarità con uno non è male… Quindi no, io non ci rinuncio.
Una criticità relativa all’assenza di un unico libro di testo utilizzato dagli insegnanti nel corso dell’anno scolastico è sollevata, infine, da un’insegnante la quale, pur riconoscendo la possibilità di una modifica relativa all’adozione del libro di testo scolastico, ritiene che tale cambiamento possa causare una reazione non positiva da parte dei genitori degli alunni:
Ma guarda tutto è possibile, tutto è fattibile. Non è detto che l'eliminazione comporti necessariamente una svalutazione dell'istruzione, ma io purtroppo devo sempre relazionarmi non solo con i bambini ma anche con le famiglie E non so come le famiglie accetterebbero una cosa del genere, una rivoluzione così importante.
3.8 Adattamento dei materiali
Per quanto riguarda la costruzione di schede e supporti educativo-didattici con un’attenzione alla rappresentazione degli individui con bisogni speciali, molti insegnanti tendono ad ammettere di non aver mai pensato a questa possibilità:
No, non l'ho mai pensato nemmeno io di utilizzare immagini con bambini che hanno difficoltà immagini relative… Insomma a persone con difficoltà.
Un’insegnante ammette la poca attenzione durante la preparazione o la scelta dei materiali nei confronti delle immagini come portatrici di significato e di immaginario sociale:
No, mettendo immagini no… E questo, ecco, vedi… Una cosa su cui mi fai riflettere… Invece dovrebbe essere… Probabilmente io do, sbagliando, poca importanza all'immagine, proprio perché non sono brava a disegnare, do poca importanza all'immagine. Invece sarebbe una cosa che dovrei curare di più in generale… L’immagine, quindi, anche l'immagine con persone con bisogni speciali… Quello sì…
L’adattamento, inteso come inserimento di immagini o testi relativi ad individui con bisogni speciali durante l’attività educativo-didattica, è considerato da un insegnante un modo di trattare una specifica difficoltà all’interno di un evento particolare che necessita di una spiegazione precisa:
È capitato erano molto piccoli, a me è capitato uno studente con disprassia molto molto forte, quindi bisognava anche far capire agli altri… Mi è capitato di usare delle storie sociali. Mi ricordo che ho trovato addirittura un testo di un’autrice francese e avevo proprio, come dire, adattato la parte di questo testo dove questa autrice francese parla della figlia per far capire che comunque insomma… Devo dire che si sono aperti a nuovi orizzonti, cioè loro hanno compreso meglio il loro compagno nel senso di… Ecco ho raccontato delle storie, tipo fiaba o racconto fantastico, perché loro facevano fatica a capire come mai a lui cadeva tutto e noi insegnanti non dicevamo nulla e… Quindi glielo abbiamo spiegato così, abbiamo dovuto… Avevamo capito che non c’era una grande inclusione, stentava un po' a partire e allora abbiamo fatto un lavoro utilizzando anche testi, adattandoli insomma… Ecco questo… Questo me lo ricordo, è abbastanza recente insomma.
Allo stesso tempo un’insegnante evidenzia alcune difficoltà nel proporre intenzionalmente agli alunni immagini e testi rappresentanti individui con bisogni speciali, soprattutto per quanto concerne le competenze nell’adattamento di materiali educativo-didattici.
Ma forse magari non essere… Non sentirsi all’altezza, non sentirsi capaci di farlo…
Alcuni insegnanti sono consapevoli, inoltre, che una rappresentazione della disabilità sia importante, ma allo stesso tempo ritengono che spesso possa risultare controproducente se affrontata in maniera impropria:
Se metti su un libro oppure fai vedere delle cose che fanno pietà…
Cioè, io vedo che in Italia c’è una strumentalizzazione del dolore e della sofferenza…
Un’insegnante afferma che la gravità della disabilità può incidere in maniera negativa sull’intenzione di introdurre, attraverso immagini e testi, una rappresentazione inclusiva:
No, questo non mi è mai capitato… Perché ho sempre avuto casi gravi quindi sarebbe stato inutile… Dipende sempre dalla patologia con la quale vai a lavorare: presentare queste immagini lavorando però sulla classe… Non escludo che possa capitare in futuro. Anzi, forse il mio impegno come docente di sostegno è proprio quello di trasmettere sempre di più questo tipo di realtà, comunque di portare a conoscenza con delicatezza anche le patologie delle… Delle difficoltà che incontrano alcuni compagni…
Secondo un’altra insegnante, infine, l’inserimento di immagini e di storie all’interno dei libri di testo scolastici rappresentanti la disabilità semplificherebbe il lavoro dei docenti relativo all’adattamento dei materiali educativo-didattici:
È più facile trovare già magari il materiale pronto, è più comodo, no?
4 Conclusioni
La rappresentazione della disabilità all’interno dei libri di testo rappresenta un tema tendenzialmente nuovo per gli insegnanti i quali non sono in genere abituati a fruire libri di testo o materiali educativo-didattici che includono immagini e testi rappresentanti individui con bisogni speciali. I docenti intervistati hanno manifestato frequentemente un atteggiamento di sorpresa per quanto riguarda l’approccio nei confronti del libro di testo, incentrato sulla rappresentazione al suo interno e non sui contenuti didattici (molto spesso, infatti, hanno iniziato a parlare istintivamente dei materiali utilizzati per facilitare l’apprendimento degli alunni).
Le ragioni di tale assenza sono ascrivibili alla mancanza di competenza e al conformismo sociale che condiziona le scelte delle case editrici.
Nelle rare volte in cui si sono imbattuti nella rappresentazione della disabilità all’interno del libro di testo scolastico gli insegnanti tendono a ricordare immagini e testi rappresentanti principalmente la disabilità fisica.
Gli insegnanti durante le interviste hanno intenzionalmente ampliato la riflessione nei confronti della rappresentazione di altre realtà sociali a rischio di esclusione, rivelando che la realtà delle differenti religioni, dei rom, dello svantaggio-socioculturale e delle famiglie omogenitoriali non risulta presa in considerazione dalle case editrici.
Tutti i docenti tendono a valutare il libro di testo scolastico utilizzando frasi e aggettivi negativi per definire la rappresentazione del libro di testo scolastico e rivelandosi, quindi, consapevoli del gap sussistente tra la sfera didattica e la sfera educativa.
Gli insegnanti, inoltre, si dichiarano favorevoli all’abolizione di un unico libro di testo e all’utilizzo di molteplici materiali educativo-didattici al fine di favorire una rappresentazione più inclusiva e aderente alle differenti individualità presenti nella classe, anche se alcuni docenti intervistati ribadiscono l’importanza dell’utilizzo di un solo libro di testo come punto di riferimento educativo-didattico in maniera non esclusiva rispetto all’utilizzo di altri materiali educativo-didattici per ampliare l’offerta formativa.
Nonostante la scarsità o l’assenza di rappresentazione della disabilità all’interno del libro di testo gli insegnanti rivelano un atteggiamento fortemente positivo nei confronti dell’eventuale inclusione di immagini e testi rappresentanti la disabilità ritenendo che ciò possa favorire l’inclusione ed aiutare ad abbattere le micro-esclusioni ancora presenti nella realtà scolastica.
Gli insegnanti ritengono che alcuni colleghi avrebbero difficoltà nella gestione di materiali rappresentanti la disabilità: alcuni insegnanti intervistati sollevano, infatti, eventuali criticità come la mancanza di competenza dei docenti nell’affrontare tematiche relative alla disabilità.
Gli insegnanti non credono che gli alunni possano manifestare disagio in seguito alla fruizione di materiale relativo alla disabilità anche se alcuni di loro si pongono il problema della difficoltà di comprensione da parte degli alunni nei confronti di una rappresentazione negativa.
I docenti, tuttavia, pur consapevoli dei limiti educativi del libro di testo e delle criticità legate a fattori sociali, culturali e personali, modificano raramente il materiale educativo-didattico inserendo immagini e testi relativi alla disabilità.
È interessante rilevare, infine, come il libro di testo scolastico, lungi dall’essere uno strumento educativo, si profili come un agente disabilitante, specchio di un conformismo sociale che non sembra stimolare gli insegnanti ad una realistica e inclusiva rappresentazione; esso contribuisce, infatti, ad ostacolare l’inclusione e a validare atteggiamenti impliciti ed espliciti nei confronti della disabilità con una ripercussione negativa sui discorsi che si percorrono in classe e sulla consequenziale marginalizzazione della cultura della disabilità e di altre realtà sociali.
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