Il titolo del libro di Philippe Meirieu, nella versione originale, La Riposte. Écoles alternatives, neurosciences et bonnes vieilles méthodes: pour en finir avec les mirois aux alouettes (Éditions Autrement, Paris, 2018), pone al centro dell’attenzione il credo pedagogico che ispira le questioni argomentate. Nell’edizione italiana, Una scuola per l'emancipazione. Libera dalle nostalgie dei vecchi metodi e da suggestioni alla moda, il titolo sembra invece volerci suggerire un percorso ardimentoso e coinvolgerci in un’avventura impegnativa, ma densa di promesse. Così, girando la copertina, il lettore si affida all’introduzione, rivista da Philippe Meirieu ed Enrico Bottero (curatore e traduttore del volume) per la versione italiana, con la speranza e la fiducia che, dopo, non sarà più come prima.
L’educatore scoraggiato che, vinto dalla stanchezza e dallo sdegno, si rintana nella lettura dei libri, “si rinchiude nella solitudine dell’incompreso e mette alla gogna tutto il mondo” (p. 26), si ritrova proprio lì, nelle prime pagine del libro, descritto come una figura molto comune tra gli insegnanti sensibili ed impegnati nel mondo della scuola: l’impresa, propria del mestiere, diventa simile alla lotta con i mulini a vento di Don Chisciotte e, disarcionato quotidianamente dal proprio destriero, l’educatore finisce per restare ai margini, pur di non balzare ancora una volta via dalla sella. Meirieu, nella prima parte del libro, intitolata “Sul crinale”, chiama l’educatore a sollevarsi e lo invita ad osservare da quel punto ciò che lo circonda, incoraggiandolo a prendere coscienza ed armi, per affrontare la lotta e rivendicare quei valori che si ritengono vere e proprie necessità pedagogiche.
La sfida è ardua, perché si contrastano non uno, bensì due nemici, gli avversari della pedagogia e i fan della pedagogia: l’autore smaschera abilmente come tali oppositori si spalleggino, in realtà, in una battaglia comune che mira ad incrinare la Scuola, sin nella sua matrice democratica di comune spazio pubblico. La battaglia, altresì, è irta di ostacoli: da un lato, l’educatore sensibile trova la tentazione dell’addestramento, semplice, pratico, omogeneo nella sua esclusione sistematica di chi resta indietro, di chi non sta al passo. Volgendosi dall’altra parte, l’eroe solitario incontra l’immagine idilliaca delle scuole alternative, e l’illusione dell’autoeducazione che esse portano con sé.
Lì, restando incerto sul crinale, l’educatore osserva il conflitto tra chi sostiene la Scuola unica e chi esige la Scuola nuova, tra gli educatori “che hanno scelto uno dei due campi affrontando apertamente l’alternativa: restare nella scuola pubblica a rischio di dover rinunciare alle proprie ambizioni pedagogiche o rifugiarsi nelle scuole alternative a rischio di sacrificare le proprie idee politiche” (p. 119). Meirieu incalza, non abbandona l’eroe nel bel mezzo dell’impresa: se non si avvia nella ricerca, l’educatore non potrà che “assumere il ruolo del poliziotto o dell’arbitro, secondo l’umore del momento” (p. 121). Nulla di peggio, secondo l’autore, che restare fermi, quando invece si può vivere il rischio – e l’occasione – di spingersi in fondo al crinale, fino a raggiungere l’arena, e da lì, aprirsi ad una nuova prospettiva, sospinta dal desiderio di emancipazione.
Nella seconda parte del libro, intitolata proprio “Nell’arena”, l’autore orienta l’incerto educatore in direzione di una riconciliazione tra le posizioni delle due fazioni, apparentemente inconciliabili: la risposta che offre Meirieu è “l’integrazione in tutta la scuola pubblica dell’insieme di contributi provenienti dalla pedagogia, senza l’egemonia di nessuna ‘chiesa’, con insegnanti capaci di costruire progetti di scuola e di istituto di cui possano ‘render conto’ ai genitori in un dialogo sereno” (p. 111). Per realizzare ciò, non si lotta più alla maniera di Don Chisciotte – e nemmeno di Frankenstein o di Münchhausen –, ma si compie l’impresa nelle vesti di Geppetto, capace di forgiare e, allo stesso tempo, di abbracciare un pezzo di legno. Ciò che l’educatore ritrova in questi panni è il valore delle proprie pratiche, con le dimensioni affettive, sociali, relazionali e istituzionali, che le neuroscienze non riusciranno mai ad includere nei loro dati esatti. E darà al senso, e alla ricerca del senso, la priorità delle sue azioni, riscoprendola come chiave di quell’atto d’amore verso l’umanità, che è l’insegnamento.
Nella parte finale, Meirieu svela alcuni strumenti che permetteranno di portare a compimento l’avventura educativa, rivelando le finalità e le conoscenze da mobilitare nei tempi odierni: mantenere la giusta distanza, tra tenerezza e fermezza; fare della Scuola un luogo di decelerazione, per creare ‘densità di pensiero’; formare all’attenzione, anche con i rituali; trasmettere il piacere di apprendere, di una scoperta graduale, non sopraffatta dalle pulsioni. Queste e altre pratiche concrete offre Meirieu a chi lo avrà seguito fino a questo punto: con umiltà e determinazione, con lentezza e precisione, alla fine del libro il lettore, che si sarà identificato con l’educatore solitario, scoprirà di aver cominciato un cammino di liberazione ed emancipazione, di sé e della Scuola, sentirà l’impellente urgenza di continuare subito dopo aver letto l’ultima pagina.
In conclusione, la lettura è vivamente consigliata non soltanto agli educatori scoraggiati, ma anche agli insegnanti già in lotta, che possano trovare ancora più risposte alle innumerevoli domande che animano il lavoro quotidiano, nonché a tutti gli “insegnanti, genitori, educatori, amministratori pubblici” e “tutti i cittadini interessati a una scuola che mantenga la sua promessa di giustizia e di solidarietà”.
In occasione dell’uscita del libro in Italia, Philippe Meirieu ne ha fatto due presentazioni in video, (sottotitolate in italiano) per la Rivista Educazione Aperta (https://www.youtube.com/watch?v=d1JG4eE5ahg&t=&ab_channel=EducazioneAperta) e in occasione del XIV Seminario SIRD (Società Italiana per la Ricerca Didattica) “La ricerca nelle scuole di dottorato in Italia. Dottorandi, dottori e docenti a confronto”, svoltosi l’11 giugno 2020 (https://www.youtube.com/watch?v=P8v1WnvUjn0).
Altri testi e documenti in italiano di Philippe Meirieu sono disponibili all’indirizzo http://www.enricobottero.com/philippe-meirieu.