Ciò che muove questo prezioso lavoro è l'assunto fenomenologico per cui lo spazio non rappresenta soltanto una dimensione oggettiva, neutrale ed asettica, quanto piuttosto un'esperienza vissuta, connotata da intimità, relazione, emozione, attorno a cui può svilupparsi la complessa trama identitaria di un soggetto e di una comunità. Si tratta, infatti, di un lavoro di ricerca-formazione sul nesso tra la promozione delle competenze interculturali e la conoscenza dei luoghi urbani ed extraurbani. “Il concetto di identità di un luogo non è solo un patrimonio che deriva da chi ci ha preceduto, ma un processo dinamico che può crescere intenzionalmente e si trasforma attraverso l'esperienza vissuta” (p.13): questo nucleo emerso dalla ricerca permette così di legare la costruzione identitaria di ciascun soggetto ai luoghi che vive ed attraversa quotidianamente. La relazione con lo spazio non è improntata al passaggio o all' utilizzo, ma contribuisce a divenire parte significativa del soggetto e, quindi, di grande valore anche per la costruzione intersoggettiva del vissuto comunitario. Un concetto centrale, dunque, quello dello spazio vissuto, che oggi chiede particolarmente di essere rivisto alla luce di attraversamenti sempre più rapidi, ma anche di un senso di indifferenza e di distacco dai luoghi che, soprattutto in una cornice interculturale, può invece diventare particolarmente importante.
“La volontà di formare un gruppo di educatori e docenti capaci di acquisire un più forte senso dei luoghi e dell'identità che i luoghi stessi possono trasmettere a chi li abita” è stata una delle finalità più rilevanti della ricerca. In contrapposizione ad uno sguardo sempre più frettoloso, a forme di attenzione e di memoria sempre più sbiadite, la ricerca ha voluto incentivare la capacità di osservazione, descrizione e narrazione delle città, dei luoghi verdi degli spazi della socialità e, attraverso tali azioni, contribuire a creare trame significato. “L'auspicio è che, attraverso l'azione del raccontare le città non rimangano scenari neutri e muti, ma tornino ad essere luoghi formativi; che possano trasmettere valori, narrazioni e storie” (p. 21). I testi diventano anche “contesti” in base ai quali poter prendere decisioni per il benessere dell'intera comunità. Le modalità di ricerca sono state differenti: accanto alla possibilità di fare approfondimenti di tipo geostorico e di raccogliere documenti sonori vi è stata quella di realizzare narrazioni etnografiche e condurre interviste a testimoni privilegiati. In questo senso sono stati coinvolti direttamente gli educatori e gli insegnanti per vivere in prima persona l'opportunità di accostarsi ai luoghi come spazi di costruzione culturale, di possibile accoglienza e di interazione sociale. Inoltre, diversi materiali di ricerca hanno costituito, poi, la base per dar vita a schede didattiche rivolte a studenti e studentesse delle scuole secondarie di primo e secondo grado.
Anche la lingua crea spazi, permette di attraversare frontiere, sostiene l'apertura dello sguardo sulla realtà. Spesso l'uso della lingua, soprattutto nei casi di bilinguismo, si lega a luoghi fisici (la casa, la scuola, …) ma al contempo alcuni spazi, soprattutto quelli informali, possono essere particolarmente efficaci nella promozione e nell'affinamento linguistico, sia nei livelli più semplici sia in quelli più sofisticati. La città, dunque, diventa non tanto contenitore, ma cassa di risonanza di lingue differenti: la possibilità di esprimersi con universi linguistici e semantici differenti e di renderli visibili è ciò che rende bello e ricco un contesto comunitario.
“Nessun luogo può essere definito solo per le sue caratteristiche fisiche. I luoghi assumono le qualità di coloro che li occupano” (p. 37): è questo l'assunto che ha mosso i passi dei ricercatori e che ha condotto lo sguardo verso lo studio e la valorizzazione di tutte quelle stratificazioni culturali che caratterizzano i luoghi e dei contributi personali e unici che le persone portano in quegli spazi soprattutto quelli pubblici: i parchi, le strade, le piazze, …
Questo libro è un'esplorazione a tuttotondo, per nulla scontata, dei luoghi dell'integrazione nella loro complessità, nella processualità e non nel puro dato, nella vivacità dei movimenti e della sensorialità. Accompagnare le persone ad accostarsi ai paesaggi con stupore ed attenzione, cogliendo legami e nessi, è di per sé un'azione educativa interculturale in quanto si può leggere lì la storia degli uomini, l'origine delle relazioni, il processo dei significati, la rete degli incontri e delle contaminazioni. L'identità molteplice si esprime anche attraverso i luoghi e lì trova visibilità, spessore, credito.
In una cornice di riferimento teorica solida e coerente si coglie il valore dell'esperienza, delle narrazioni autobiografiche che offrono la possibilità di rivedere criticamente luoghi comuni e dimensioni di vita date per scontate. L'approccio biografico permette di decostruire per ricostruire, di scomporre per ricomporre, dando voce alla complessità delle esperienze personali e offrendo spunti di lavoro educativo e didattico.
Il senso di appartenenza e la costruzione di un identità aperta sono le forme di contrasto più significative alle dinamiche del razzismo e dell'indifferenza e possono essere rafforzate proprio attraverso la cura del territorio e dei luoghi umanamente abitati: è questo il messaggio del testo, con un'incidenza pedagogica significativa in quanto motivato teoreticamente e orientato nella prassi.