Il presente contributo si concentra su 1) le rappresentazioni dell’identità di genere e della sessualità nell’adolescenza contemporanea, che appare caratterizzata da una lenta ma costante evoluzione verso l’inclusività di soggetti e di comportamenti sessuali prima considerati inaccettabili, e 2) le concrete pratiche sessuali delle/degli adolescenti, che appaiono connotate da una sperimentazione e da una fluidità inedite, tali da aver ormai assunto visibilità anche nel campo della ricerca scientifica (Burgio, 2021).
1 Confusa e felice
Preliminare precauzione epistemologica è riconoscere che l'adolescenza costituisce un campo molto difficile da studiare in quanto – strutturalmente e quasi per definizione – età opaca e di transito, tempo del nascondimento umbratile, fase ambigua e mutevole, molto più dell'infanzia e dell'adultità. Delinearne alcune caratteristiche, anche in via transitoria e dubitativa, appare tuttavia possibile.
Possiamo innanzitutto affermare che – almeno in Occidente – l'adolescenza è l’età della formazione dell’identità, in particolare, dell'identità di genere e di orientamento sessuale: “l'adolescenza è anche e soprattutto l'epoca in cui l'identità sessuale viene assunta, e non semplicemente manifestata [come accade nell'infanzia]: la socializzazione lascia emergere le differenze sessuali e le produce al contempo, organizzandole socialmente” (Ghigi, Sassatelli, 2018, p. 166). Tale età ha con la pubertà un inizio sfumato e si conclude non con un evento puntuale, semmai con un processo di transizione, specialmente oggi quando – nelle società avanzate – le varie soglie che costituivano il passaggio all'adultità sono diventate sempre più distanziate tra di loro (Cavalli, 1994). Successiva alla maturazione sessuale ma precedente una piena maturità sociale, l’adolescenza sembra addirittura configurarsi oggi non più come un'età definita, piuttosto come il tempo di massima concentrazione di processi che saranno poi presenti per tutto il corso della vita (Fabbrini, Melucci, 2000, p. 28).
Ancora, sembra essere intervenuta una mutazione dei modelli educativi che ha trasformato il figlio edipico (schiacciato dai sensi di colpa e insofferente alle regole) nel figlio narcisista (oggetto di attenzioni familiari e di grande investimento emotivo, soggetto di una progettualità che deve essere performativa e vincente) (Pietropolli Charmet, 2008). Se infatti, in passato, l'adolescente aveva l'obbligo di adeguarsi alle regole di una società dominata da adulti/e, oggi i ragazzi e le ragazze mostrano il bisogno di suscitare ammirazione e di non provare vergogna. All'attenzione posta sull'etica, sul comportamento e le sue norme, sembra così essersi sostituita quella sull'estetica, sull'esibizione spudorata e seduttiva delle proprie doti (Pietropolli Charmet, 2018).
Nella nostra contemporaneità, poi, l'adolescenza costituisce ormai una faglia profonda, densa di senso, nella quale bisogna adottare una serie di segni e pratiche per conseguire l'integrazione al gruppo dei coetanei (Porrovecchio, 2012, p. 38). Quello che è progressivamente avvenuto negli ultimi decenni è stato infatti un crescente sovrainvestimento da parte degli/delle adolescenti nel rapporto con i loro pari, che costituiscono la comunità di riferimento, chiusa allo sguardo adulto, dove giocarsi il riconoscimento di sé e la costruzione della propria reputazione. La pluralità, ad esempio, degli “stili” (riguardo ad alimentazione, abbigliamento, sostanze psicoattive, comportamenti a rischio, gusti musicali, estetici etc.) che associamo all'adolescenza sembra configurarsi come una pratica di integrazione, come una modalità da attraversare per far parte del gruppo dei pari (Porrovecchio, 2012, p. 20).
La cultura degli adolescenti di oggi pare, infine, caratterizzarsi per una “presentificazione” della vita quotidiana: la difficoltà contemporanea di progettare e controllare il futuro sembra portare a un orientamento fortemente pragmatico che privilegia obiettivi a breve o a medio periodo, a cui si arriva attraverso una serie di scelte che vengono però considerate sempre reversibili. A questa attenzione al tempo presente, im-mediato, corrisponde un concentrarsi sui contesti im-mediati, con la risultante di comportamenti anche disomogenei, che si adattano all'ambito di esperienza o alla contingenza del momento (Porrovecchio, 2012, pp. 54-55).
Nonostante la retorica adulta disegni i cambiamenti connessi all'adolescenza come portatori di un vissuto negativo, le ricerche sociologiche mostrano oggi che la quasi totalità delle/dei giovani si dichiara soddisfatta della propria vita (Porrovecchio, 2012, pp. 72-73). E nonostante la crescente, doverosa preoccupazione per i fenomeni di devianza e di bullismo (Burgio, 2018, 2012), gli adolescenti attuali appaiono poi, nel complesso,
molto tolleranti nei confronti delle diversità. Quelli fra loro che fanno scelte “diverse” sono compresi e tendenzialmente contenuti nel gruppo, addomesticati, ricondotti al già noto. La cultura giovanile attuale […] ha più bisogno di amici che di nemici, cerca più di recuperare e familiarizzare che di approfittare delle diversità per costruire proiettivamente mostri, criminali o giullari (Pietropolli Charmet, 2000, p. 161).
Nello sfasamento tra maturazione sessuale e maturità sociale, l'adolescenza di oggi appare in sintesi caratterizzata dal narcisistico superamento del senso di colpa edipico connesso alla maturazione sessuale, desiderosa del riconoscimento e dell'integrazione immersiva nel gruppo dei pari, disinvolta rispetto a scelte che vengono considerate sempre reversibili e – infine – tendenzialmente sempre più inclusiva rispetto alle differenze in generale. Poco altro possiamo dire, in particolare rispetto alla sessualità.
2 I teen drama come specchio
Di identità e sessualità si occupano abbastanza alcune serie TV che molto successo riscuotono tra gli/le adolescenti (e preadolescenti): i cosiddetti teen drama. Le relazioni sentimentali e sessuali vi vengono rappresentate fuori da un immaginario retoricamente romantico, l’uso delle sostanze psicoattive è descritto neutralmente nelle sue implicazioni, i genitori perdono centralità – mostrandosi non troppo fastidiosi, spesso distratti, egocentrici, a volte fragili – a vantaggio della “famiglia” degli amici, mentre i cellulari e i social integrano la comunicazione tessendo una rete che condiziona il modo stesso di pensare e relazionarsi dei personaggi (Milton, 2018). La scuola costituisce un mero palcoscenico dove vivere le relazioni adolescenziali, un compito da affrontare, l'occasione per studiare in gruppo, ma significativamente gli adulti non vi sono rappresentati. In Skam Italia, addirittura, non ne vediamo neppure i volti: solo la mano dell'insegnante che nega l'ingresso in aula allo studente in ritardo, il quotidiano che il bidello sfoglia alla sua scrivania… Per il resto, la scuola è solo il teatro dell'adolescenza, nel suo dispiegarsi non solo festante, ma plurale, inclusivo e, soprattutto, variegato come il trono di Afrodite…
La serie britannica Skins, ad esempio, ha introdotto nel 2011 il personaggio androgino di Franky, Euphoria ha proposto Jules, adolescente trans. Perfettamente integrata dal punto di vista familiare e sociale appare – nella serie Ginny & Georgia (2021) – una studentessa lesbica. Una fortunata serie animata del 2017 – Big Mouth – mostra un gruppo di giovanissimi alla prova della pubertà e dei cambiamenti del corpo, guidati da una personificazione dell'ormone sessuale che appare assolutamente indifferente al genere – maschile o femminile – del potenziale oggetto sessuale (Falvey, 2020). Desideri e comportamenti bisessuali sono mostrati in Le terrificanti avventure di Sabrina, come nella protagonista di I'm Not Okay with This. La serie Élite ha un personaggio bisessuale più volte coinvolto in sesso con ragazzi e ragazze. Di asessualità ha poi trattato Sex Education e l'intera terza stagione di Skam Italia era imperniata su una storia d'amore gay, perfettamente integrata nel contesto relazionale adolescenziale (Caruso, 2020). Il grande successo di quest'ultima serie ha addirittura posto pubblicamente il tema/problema politico della rappresentazione degli adolescenti LGBT+ nelle TV series (Chiara, 2019), anche grazie al fatto che uno dei suoi giovani attori è un omosessuale dichiarato, vicepresidente di Arcigay Roma (Monti, 2020).
Quale significato ha la rappresentazione di soggetti, identità e desideri che non avevano cittadinanza nelle tradizionali produzioni video sulle/sugli adolescenti? Se i primi teen drama erano rappresentazioni di adolescenti (col genitivo oggettivo: rappresentazioni adulte degli adolescenti) questa recente, poliedrica stagione sembra proporre una rappresentazione che adotta il genitivo soggettivo: sono prodotti pensati (anche) dagli stessi adolescenti (Milton, 2018). Se Skins è stata scritta (oltre che interpretata) da giovanissimi, i teen drama in generale appaiono caratterizzati dall'intermedialità tra televisione, piattaforme online e social network, attraverso i quali gli/le spettator* possono cambiare i destini delle serie e, più o meno consapevolmente, indirizzarne i contenuti. Gli “spettatori” partecipano infatti creando video, blog e pagine web sui personaggi preferiti, commentando e interpretando comportamenti e pensieri, sviluppando persino plot alternativi. In un certo senso, insomma, gli/le adolescenti fruitor* dei teen drama ne sono anche produttori, non solo attraverso le loro scelte di consumo, i loro like, i loro post che inevitabilmente contribuiscono al successo commerciale di un prodotto e all'insuccesso di un altro, ma anche attraverso un'elaborazione culturale online che i creatori delle serie utilizzano come risorsa e come ispirazione.
La relazione dei fruitor* col prodotto TV per adolescenti non è insomma passiva, né unidirezionale. Ponendoci dal punto di vista della “ricezione”, infatti, si stabiliscono delle relazioni “parasociali” tra la spettator* e i personaggi del mondo fictionale che queste serie costituiscono. Gli adolescenti cioè si rapportano ai personaggi (loro coetanei) per identificarsi con le loro emozioni, i loro sentimenti e le loro esperienze. Come mostrato dalla Feminist Film Theory (Mulvey, 1975; Sassatelli, 2011), infatti, i processi di identificazione dello spettator* del prodotto filmico sono anche e inscindibilmente legati alle forme (e alle peregrinazioni) del desiderio. Lo spettatore/spettatrice può identificarsi con personaggi di qualunque genere, rivivendo desideri multipli e persino contraddittori, esplorando forme di identità proprie e altrui, conoscendo e sperimentando in maniera comunque protetta. I personaggi dei teen drama diventano così delle “protesi” per pensare a se stessi, all'adolescenza ma – anche – alla propria identità di genere e alla propria sessualità (Cabassi, 2021). Forse anche per ri-pensarle…
3 Spie di educazione informale
I teen drama si inseriscono in un modo narrativo peculiare, la serialità, di cui appare particolarmente rappresentativa oggi quella che è stata definita un'enorme biblioteca audiovisuale – la piattaforma Netflix – che offre ad adolescenti e giovani adulti la possibilità del binge-watching, delle maratone di fruizione filmica. Questo nuovo media, noto per l'attenzione che porta alla tematiche LGBT+, produce anche quelle che vengono definite educational series. In Sex Education (2019) ad esempio la (auto)formazione degli adolescenti all'affettività e al sesso è descritta attraversando tutte le sfumature del desiderio (Forni, 2020a). Se l'educazione sessuale (formale, non formale e informale) è il tema di questa serie, ne è anche – inevitabilmente – l'effetto nei riguardi dei suoi spettatori. L'esposizione a personaggi LGBT+ produce infatti nel pubblico eterosessuale un visione maggiormente inclusiva (Bond, Compton, 2015). Ma ciò ha un effetto educativo positivo, di empowerment e di riconoscimento, soprattutto nei riguardi delle persone che si identificano come LGBT+ o, come nel caso di molte adolescenze, si interrogano sui propri desideri e sulla propria identità (Parsemain, 2019).
Un altro, tradizionale ambito educativo, in relazione ai modelli di genere e di sessualità, sono state storicamente le fiabe. Assistiamo però oggi al fenomeno della riscrittura – ad uso degli adolescenti – delle fiabe tradizionali in un'ottica queer che sfida l'eteronormatività e che funge da sponda simbolica alle giovani esistenze LGBT+ (Forni, 2020b). Quella che era la tradizionale, rassicurante “letteratura per l'infanzia e l'adolescenza” sembra essere oggi percorsa da trasformazioni e riletture che, evidentemente, rispondono all'interesse dei lettori.
Ancora in trasformazione appare un ambito, quello dei videogiochi, che abbiamo sempre sentito descrivere come maschilista, violento, misogino e omofobico. Vi appare invece oggi possibile in alcuni casi “costruire” ad esempio il proprio avatar con caratteristiche di genere non binarie e queer, fargli avere un orientamento sessuale fluido e performabile, modificabile in corso d'opera. Ciò fa di alcuni videogiochi uno specchio fedelmente riflettente – e, al contempo, straniante – della società. La simulazione, infatti, non è mai “innocente”, ma si pone in dialogo con l'esperienza “vera”, con la mutevolezza della nostra caleidoscopica realtà. Permettendo di esplorare le differenze di genere e dell'orientamento sessuale, alcuni videogiochi possono così costituire, per alcun*, un modo per riflettere su se stessi, ma hanno – per tutt* – un indiscusso, indiretto effetto educativo (Forni, 2020c).
Ciò detto, possiamo considerare i teen drama, la fiction letteraria, i videogiochi come una sorta di strumento che gli adolescenti usano nel loro processo di soggettivazione? La rappresentazione simbolica può essere uno specchio utile per agire su se stess*, per aiutarsi a confezionare il proprio sé sentimentale e sessuale? Al contempo, possiamo considerarla come uno specchio che, in qualche modo, riflette cambiamenti e turbamenti, che effettivamente attraversano l'adolescenza contemporanea? Se sì, di quali trasformazioni e sperimentazioni parliamo? Affrontare le domande poste è ovviamente un compito estremamente complesso, che non può essere affrontato nello spazio di un articolo. Forse, è però possibile cominciare ad avanzare alcune timide ipotesi.
4 La sessualità in adolescenza
L'esperienza maschile della sessualità in adolescenza appare (notoriamente, più di quella femminile) caratterizzata dalla masturbazione, in entrambe c'è però anche un desiderio di ricerca. Le prime esperienze sessuali si configurano infatti spesso proprio “come sperimentali, e quindi vengono affrontate con un coinvolgimento piuttosto parziale” (Porrovecchio, 2012, p. 134, corsivo nell'originale). A causa della socializzazione differenziata per genere, le ragazze devono tendenzialmente “resistere” il più possibile per dimostrare la propria “purezza” (e vivono tendenzialmente una sessualità intensa con lo stesso partner), mentre la “prima volta” viene frequentemente percepita dai maschi come un rito di virilità, che deve quindi essere compiuto il prima possibile, per avere poi un numero medio di partner maggiore delle ragazze (Porrovecchio, 2012, pp. 143). In generale, la libertà sessuale appare oggi accettabile anche se svincolata dall'amore o da una relazione di coppia (Porrovecchio, 2012, p. 253) e gli/le adolescenti possono avere rapporti disimpegnati, occasionali, casuali (Anderson & Adams, 2011, p. 6). Lo sfumarsi del confine tra amicizia e amore, tra affetto amicale e desiderio sessuale, sta poi alla base di una nuova modalità relazionale che in gergo viene definito “essere scopamici”: un rapporto d'amicizia con benefit di appagamento sessuale.
In questo panorama, ancora forte appare lo stigma anti-omosessuale, specialmente tra i maschi (Mauceri, 2015, p. 212). Ciononostante, non sempre i rapporti delle/degli adolescenti si limitano all'eterosessualità: quella omosessuale può infatti rappresentare una scelta transitoria, una fase di gioco o di ricerca nella costruzione del proprio sé sessuato che appare molto frequente in quest'età (Porrovecchio, 2012, p. 242; Dèttore & Lambiase, 2011, pp. 51-55). Un crescente numero di studi mostra poi una rappresentazione del genere e della sessualità divenuta più complessa nelle attuali generazioni di adolescenti (Vrangalova & Savin-Williams, 2010, p. 95). Alcuni/e ragazzi/e mettono infatti in scena una performance di genere non-standard, ponendosi a distanza dai canoni misogini e maschilisti (Mauceri, 2015, p. 222), testimoniando persino l'indebolimento del tradizionale legame tra socializzazione maschile e omofobia (McCormack, 2012). Sempre più ragazzi esprimono infatti posizioni maggiormente favorevoli nei riguardi dell'omosessualità e includono un più ampio repertorio di comportamenti di genere tra quelli considerati accettabili (Morris et al., 2014, p. 400). A contribuire a tale cambiamento di mentalità sembra essere stato il coming out dei giovani omo/bisessuali che rendono le nostre scuole una sorta di enorme laboratorio sociale, nel quale – per la prima volta in maniera esplicita – si confrontano soggettività sessuali apertamente dichiarate e agite. Forte è stata anche l'influenza dei mass e dei social media, che hanno proposto un più ampio orizzonte entro cui le identità possono darsi, un vasto repertorio di contenuti e simboli da cui gli adolescenti possono selezionare nuove norme comportamentali e valoriali (Porrovecchio, 2012, pp. 53, 112). Abbiamo già visto sopra queste nuove norme in relazione alla produzione simbolica, ma un altro, importante agone di soggettivazione appare la pornografia.
5 Pruriti online
Soprattutto i maschi – il 65% dei ragazzi tra i 15 e i 17 anni, a fronte del 36% delle ragazze – fanno spesso uso di video sessualmente espliciti (Stella, 2017, p. 268). I dispositivi portatili hanno infatti reso la fruizione di internet accessibile ovunque tramite smartphone, tablet etc. (Scarcelli, 2017, p. 273). In questo modo, il consumo di pornografia è diventato ormai gratuito, di massa e – rispetto al passato – addirittura routinario. Le rappresentazioni della sessualità, le fantasie sessuali, le sceneggiature delle scene erotiche pensabili, il panorama valoriale associato alle varie pratiche, ne vengono così condizionati. La diffusione di dispositivi tecnologici tra i giovanissimi e la loro frequentazione di internet sta cambiando il loro atteggiamento verso la sessualità, forse anche le loro condotte sociali (Escoffier, 2017, p. 368). In che modo?
Il report 2018 prodotto dal sito PornHub (2018) mostra, al secondo posto per frequenza delle search, quelle relative a Fortnite (nome di un fortunato videogioco) e al nono Bowsette (corrispettivo femminile del celebre personaggio di Super Mario). Nel report del 2019, abbiamo al secondo posto Alien (dalla nota serie cinematografica) e Apex Legends – ancora un videogioco – all'ottavo (PornHub, 2019). A differenza dei porno tradizionali con attori e attrici in carne e ossa, si tratta di atti sessuali tra personaggi fumettistici, e ciò – a mio avviso – evidenzia un'avvenuta fusione, nel fruitor*, tra l'ambito del gioco e quello dell'eccitazione erotica, tra i cartoni dell'infanzia e la sessualità degli adulti. La pornografia sta cioè corrodendo quel significato simbolico, religioso, edipico, valoriale, fantasmatico, politico etc., che la sessualità aveva nelle generazioni passate.
Tra postura ludica ed erotica, l'utilizzo di materiale pornografico online costituisce per i ragazzi una forma di socializzazione sessuale anticipatoria o parallela rispetto alla pratica dei rapporti sessuali e, oggi, tende prepotentemente a prendere il posto della fantasie erotiche, della vita sessuale immaginata dagl* adolescenti delle generazioni passate (Rinaldi, 2016, p. 161). La pornografia permette così di sperimentare la curiosità verso l'alterità, offre la possibilità di dare una sbirciatina a ciò che piace all'Altro, anche il lasciarsi tentare da ciò che era considerato un tabù (Anderson, 2013, p. 84). Il frutto proibito della sessualità è ora gratuitamente disponibile ed esposto nella stessa vetrina virtuale dove sta l'eterosessualità, diventata da “norma naturale” quasi uno “stile di vita”, un'estetica sessuale tra le altre (Preciado, 2018, p. 11). Nello stesso catalogo virtuale di pratiche possibili, la condotta eterosessuale si trova accanto a quelle che venivano chiamate “perversioni” e che ora possono essere sperimentate con un semplice clik. La pornografia costituisce insomma un'enorme sceneggiatura culturale, uno sconfinato canovaccio di condotte sessuali, nel quale non solo il fruitor* può scegliere un video sulla base delle proprie fantasie, ma dal quale può farsi ispirare per esplorare i confini stessi delle proprie fantasie (Stella, 2017, p. 256). Il porno online permette così di gustare anche i desideri proibiti senza incorrere nel giudizio morale, in proibizioni legali o nel rischio di compromettere la propria reputazione.
La sperimentazione che la tecnologia consente non si limita poi (lo abbiamo già visto anche in relazione ai teen drama) alla ricezione passiva, ma prevede anche forme di interattività. Lu adolescentu, infatti, possono oggi anche mostrarsi in cam nudi o in attività sessuali, guardare insieme video hard o sceneggiare una fantasia comune attraverso la rete: ciò non necessariamente deve essere coerente con la propria “vera” sessualità, ma può costituire “un'esperienza liminale in cui intimità e sessualità sono reinventate all'interno di contesti che presentano allentamenti dei condizionamenti temporali, fisici e normativi” (Rinaldi, 2016, pp. 185-186, corsivo nell’originale). In questo panorama, risultano inevitabilmente indeboliti quei vincoli sociali ed educativi che imbrigliavano le generazioni passate, permettendo possibilità di sperimentazione e di esplorazione del proprio sé erotico precedentemente impensabili.
6 Mutamenti possibili
L'impegno educativo della Scuola, l'approvazione della legge sulle unioni civili, l'esistenza di progetti di legge contro l'omo-bi-transfobia, il pluridecennale attivismo politico LGBT+ hanno ormai affermato la non accettabilità sociale delle discriminazioni basate sul sesso, sull'identità di genere e sull'orientamento sessuale (Burgio, 2021; 2020; 2019), che appaiono decrescere costantemente dal 1990 a oggi, in Occidente (McCormack et al., 2015, p. 4). Gruppi giovanili quali emo, indie, hipster, stuff, chavs e scene kids includono la bisessualità tra i comportamenti accettati (Morris et al., 2014, pp. 404-405). Molti cantanti sono dichiaratamente non eterosessuali e Sanremo – da Renato Zero ad Achille Lauro – ci ha abituato al cross-dressing, mentre Conchita Wurst riusciva a vivacizzare persino l'Eurovision. Quali effetti possono avere questi elementi – che si aggiungono a quanto abbiamo detto su teen drama, videogiochi e pornografia online – sui concreti comportamenti sessuali degl* adolescenti di oggi? Possiamo sospettare un comportamento meno condizionato dall'eteronormatività? La ricerca internazionale ci fornisce alcuni dati interessanti.
Uno studio britannico mostra come ben l'89% di un campione di giovani maschi (16-25 anni) identificatisi come eterosessuali avesse baciato, almeno una volta, un amico sulle labbra per mostrargli affetto, mentre il 33% si era impegnato almeno una volta in un bacio profondo e prolungato con un amico eterosessuale (Anderson et al., 2012, pp. 424-426). Il bacio viene descritto, in questi episodi, come privo di connotazioni omoerotiche e come mera espressione di profonda amicizia. Appare insomma ridotta quella polarizzazione tra amicizia (prevalentemente intragenere) e sessualità (intergenere) che rendeva in passato impensabili forme intense di intimità tra amici, come i baci con la lingua. Ma non parliamo solo di baci tra amici…
Una meta-analisi di un corpus di 60 ricerche pubblicate dal 1994 al 2012, con campioni provenienti da Usa, Canada, Regno Unito, Norvegia, Australia e Nuova Zelanda, ha infatti portato all'individuazione della categoria dei e delle “prevalentemente etero” (mostly heterosexual) (Savin-Williams & Vrangalova, 2013). Si tratta di ragazzi che hanno avuto (anche) rapporti omosessuali e ritengono l'eterosessualità conciliabile con forme limitate di sesso “ricreativo” gay (Anderson, 2008, p. 104), mentre le ragazze mostrano tale comportamento in proporzioni ancora maggiori (Diamond, 2008). Tale flessibilità sembra avere inizio per entrambi i generi nell'adolescenza e non essere necessariamente riconducibile a una sorta di “confusione” connessa alla crescita. Una rassegna sistematica delle evidenze empiriche relative alla stabilità dell'identificazione sessuale delle/gli adolescenti mostra infatti che
meno della metà (femmine: 37%, maschi: 44%) dei ragazzi più giovani (di età compresa tra i 12 e i 17 anni) che si identificavano come prevalentemente eterosessuali alla prima indagine ha mantenuto tale identificazione alla seconda indagine [realizzata alcuni anni dopo]; tra quelli più grandi (tra i 18 e i 21 anni), poco più della metà (il 55% delle femmine, il 53% tra i maschi) ha riferito il mantenimento coerente di quest'identità. Tutte le transizioni hanno comportato un cambio di identità che per la maggior parte di esse (78-87%, secondo le variabili di età e sesso) è avvenuto verso l'eterosessualità [piena]; il 7-17% verso la bisessualità; meno dell'8% verso un'identità prevalentemente omosessuale [mostly homosexual], una [pienamente] omosessuale o una indecisa […] Tra i pochi cambiamenti avvenuti tra quanti prima dichiaravano un'identità [pienamente] eterosessuale, oltre il 75% si è indirizzato verso un'identità prevalentemente eterosessuale (Savin-Williams & Vrangalova, 2013, p. 74, trad. mia).
Il comportamento sessuale degli adolescenti mostra insomma oggi una buona dose di fluidità sessuale (Burgio, 2021, pp. 41 e sgg.). Un'analisi relativa all'orientamento sessuale di 13.840 giovani, ha infatti evidenziato come – nel periodo dai 13 ai 23 anni – la proporzione di quelli/e che si dichiaravano prevalentemente etero cresceva fino a raddoppiare (Ott et al., 2011, p. 526). Questo dato è coerente con un'altra ricerca, secondo la quale, l'identificazione come mostly heterosexual risultava crescere durante l'adolescenza per raggiungere un picco intorno ai 20 anni (Savin-Williams & Vrangalova, 2013, p. 74). Si parla qui di identificazioni, cioè del livello della consapevolezza, sicuramente più ridotto del piano dei concreti comportamenti sessuali, che non sempre conducono a un'identificazione. Pare insomma lecito sospettare la presenza in adolescenza di comportamenti sessuali che, con disinvoltura scanzonata, violino l'eteronormatività.
Gli indizi raccolti trovano una conferma in una ricerca sull'identità sessuale di studenti e studentesse di scuole superiori italiane e spagnole, la quale mostra una realtà piuttosto complessa: il 94,8% degli studenti italiani si dichiara eterosessuale, il 3,4% bisessuale e l’1,7% omosessuale, mentre tra gli studenti spagnoli si dichiara eterosessuale il 96,7%, il 2% bisessuale e l’1,3% omosessuale. Tuttavia, soltanto l’84,2% degli studenti italiani e l’89,7% degli studenti spagnoli afferma di avere comportamenti e fantasie sessuali esclusivamente eterosessuali. Il 6,3% degli studenti italiani e il 4,1% degli studenti spagnoli afferma invece di avere comportamenti eterosessuali, le loro fantasie sono però (prevalentemente) eterosessuali e (occasionalmente) omosessuali. Affermano invece di avere comportamenti e fantasie bisessuali il 2,1% di entrambi i gruppi. Dichiarano infine comportamenti eterosessuali, ma comportamenti occasionalmente omosessuali e fantasie bisessuali l’1,6% degli studenti italiani e il 2,8% degli studenti spagnoli. Indicativo è anche il fatto che sceglie la voce “altro” ben il 5,8% degli studenti italiani e l’1,3% degli studenti spagnoli (Batini, 2014, p. 35). Ma che significa “altro”?
Non abbiamo forse ancora le categorie per rispondere: sembra che i concetti a cui siamo abituati non bastino più a mappare in modo esaustivo la sessualità adolescenziale. Di questo dovremo tenere conto, guardando all'adolescenza con rinnovate lenti teoriche, dato che quelle che possediamo – tarate sulle generazioni precedenti – sembrano insufficienti a leggere la contemporaneità.
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