Proponendo un’immagine proliferante della riflessione pedagogica attuale, questo libro possiede già un grosso merito editoriale ed epistemologico, perché consente a chi legge una frequentazione diretta e vicina con la vitalità e la sostanza di diversi settori nei quali la pedagogia degli ultimi trent’anni si è venuta specializzando e nei quali Vanna Iori si colloca come figura di spicco.
Aver cura dell’esistenza contiene trentasei saggi, una presentazione, una prefazione e una nota biobibliografica: quarantadue autori e autrici sono stati invitati a partecipare al progetto ideato e condotto dai due curatori, Daniele Bruzzone e Elisabetta Musi. Come recita il sottotitolo, si tratta di un volume pensato e scritto come omaggio a Vanna Iori, docente e pedagogista molto conosciuta in ambienti nazionali e internazionali accademici, politici, sociali e delle professioni socioeducative.
Sono tanti i temi presenti nel libro: sono quelli nei quali Iori ha impresso la forza del suo stile e l’energia della sua presenza. Temi complessi, ricchi di interconnessioni e diramazioni, che Iori ha approfondito e innovato o, talvolta, ha letteralmente fondato sul piano epistemico, dell’attualità e dell’azione. Solo per citarne alcuni: donne, formazione, differenza di genere; vita emotiva e pedagogia dei sentimenti; nuove professioni educative e nuove professionalità degli educatori; spazio, ambiente, ecologia, intercultura; pedagogia della vita quotidiana; filosofia dell’educazione come approccio necessario alle pratiche in situazione; vita delle famiglie, relazioni familiari e rapporti con la scuola; politica e pedagogia dei servizi alle persone; politiche culturali e educative.
Com’è ovvio, le forme della lettura e della ricettività di un libro complesso, ricco di suggestioni e corposo come questo sono personali e variano da lettore a lettore. Si può ipotizzare, per esempio, che qualcuno sia interessato a individuare e seguire, nelle sezioni del libro, alcuni filoni d’interesse e di pensiero; oppure altri lettori potrebbero cercare i contributi degli autori più noti, quelli che hanno spazio in libreria, oltrepassando gli usi accademici dei testi. Credo però che l’originalità più radicale consista in una lettura completa, pagina dopo pagina, saggio dopo saggio, cognome dopo cognome, argomento dopo argomento, dall’inizio alla fine. Perché il libro, nonostante i tanti temi che contiene, non ha assolutamente il tratto della frammentarietà. Al contrario: i due curatori sono riusciti molto bene a offrire ai lettori un contesto unitario del processo creativo che fa perno proprio nell’occasione, nel motivo e nella giustificazione d’essere del libro stesso.
Al di là delle sette sezioni tematiche dell’indice, che organizzano i contenuti, mi sembra che il tempo e l’esistenza siano due elementi costanti e indissolubili che costituiscono l’ossatura del volume.
La priorità temporale come tratto novatore e di rottura e la costanza nel tempo hanno caratterizzato il lavoro sul campo di Vanna Iori e la sua ricca produzione scientifica. Sono due tratti non consueti che implicano un’essenzialità rispetto al pensiero e alla prassi ed emergono da molti saggi del libro. Di fatto, Iori ha affrontato alcuni temi/cardine della pedagogia contemporanea con una vera priorità temporale riconosciuta sia da coloro che hanno condotto studi sugli stessi suoi temi e negli stessi anni pionieristici (o poco dopo), sia da coloro che, essendo stati collaboratori e allievi, hanno portato avanti e implementato gli studi da lei avviati. Per esempio, già dagli anni Novanta del secolo scorso, Iori ha formalizzato che dare voce alla differenza di genere è uno dei compiti specifici dell’educazione; e, ancora, già dalla fine degli anni Novanta (1997, per la precisione), realizzando l’Osservatorio permanente sulla Famiglia di Reggio Emilia, ha aperto il settore nuovo dello studio della famiglia inteso come impegno epistemologico inderogabile della pedagogia, ma anche metodologico, politico e pratico.
Questo libro rende ragione del fatto che ogni ricerca in campo educativo, ogni prodotto culturale di area pedagogica realizzato (un articolo, un fascicolo, un libro, un convegno, una collana editoriale, un seminario, un corso di formazione…) si riferisce sempre a un’istanza sociale o politica. La vicenda di Vanna Iori (ricercatrice, docente universitaria, deputata e, attualmente, senatrice) mostra che la referenza costante a una dimensione di ricerca e politica non ostacola ma, anzi, richiede e garantisce le forme dell’inventiva, della creatività, dell’innovazione.
L’energia culturale di Vanna Iori (conosciuta nel corso degli anni dai suoi stretti collaboratori, dai suoi allievi e da chi l’ha frequentata) oggi, a distanza di tempo, attraverso un lavoro ermeneutico, interpretativo e narrativo (sollecitato, per l’occasione, dai due curatori) diventa tangibile e leggibile. I testi del volume, infatti, comunicano ai lettori che la pedagogia di Iori è stata ed è davvero vissuta nell’esistenza e nel tempo; una pedagogia non statica, anzi, brulicante di motivi e interessi diversi e molteplici che esplorano le possibilità di significato degli eventi, del vissuto delle persone, dei mondi della vita.
Gli educatori, i docenti, i responsabili dei servizi sociosanitari e educativi, i colleghi professori universitari e ricercatori nel corso degli anni (e tuttora) hanno seguito le indicazioni di Vanna Iori e hanno tradotto le intuizioni raccolte sul campo in tante forme di pensiero e di scrittura vive e vissute che implementano il pensiero pedagogico e curano la formazione delle nuove generazioni.
Gli autori e le autrici, nel volume, fanno riferimenti alle attività di ricerca e politiche di Iori (spesso con rimandi alla Legge del 2017); parlano delle tante attività e delle ricerche che ha avviato e condotto; richiamano i libri e i testi che essa ha scritto; ricostruiscono il suo profilo non solo di studiosa ma anche di formatrice. Leggendo i saggi uno dopo l’altro, senza soluzione di continuità, emerge l’idea che ogni buona pedagogia, ogni buona ricerca, ogni buon libro inizia nell’esperienza, nell’esistenza e nella realtà delle cose, ma non si ferma lì. Vanna Iori ha insegnato (e insegna) che è compito e privilegio dell’intellettuale e del pedagogista vivificare il pensiero attraverso la riflessività, l’autobiografia, l’interpretazione, la descrizione, perché la scrittura stessa, in prospettiva fenomenologica, è una forma alta di educazione, che definisce valori, crea mondi, disegna campi d’indagine, cerca risposte.
Il libro, nella sua complessità e nella sua fascinazione, è un esempio magistrale di come si possano (e si debbano) valorizzare le funzioni dell’interpretazione e dell’ermeneutica. Ciascuno, infatti, scrivendo in onore di Vanna Iori, ha definito e ha realizzato una sua propria comprensione responsabile di una fase di lavoro, di una ricerca, di una tematica non in modo memorialistico né statico, ma come approccio attivo nell’oggi. Anche i punti apicali nel percorso scientifico e operativo di Vanna Iori (gli studi sulla vita emotiva, le opportunità dell’Osservatorio, il percorso della Legge per gli educatori…) con l’occasione di questo libro sono stati riletti e interpretati. Se ne ricava una visione dell’interpretazione come forma efficace di comprensione attraverso la scrittura e l’azione: una comprensione analitica e critica nel senso più vitale e positivo delle parole.