Trattare oggi il tema dell’adolescenza in chiave pedagogica significa, prima di tutto, contribuire a decostruire i paradigmi del controllo e le rappresentazioni stereotipate attraverso cui spesso il mondo degli adulti, anche coloro che con gli adolescenti lavorano, osserva l’adolescenza riducendola ad un’immagine rigida e statica e perdendo di vista gli adolescenti e le loro vite nelle loro materialità situate.
Il presente focus raccoglie contributi capaci di interrogare – a partire da ricerche di campo e da analisi di tipo teorico – le culture degli adolescenti alla luce delle dinamiche storiche, politiche e sociali contemporanee e dentro i conflitti e le relazioni che esse ingaggiano nel loro confronto con le altre generazioni, per provare a gettare un diverso sguardo sull’adolescenza e quindi anche a suggerire nuove basi pedagogiche per l’intervento educativo.
Riteniamo infatti che oggi sia necessario in primo luogo parlare di adolescenze, declinando quindi le esperienze di singoli e gruppi appartenenti ad una specifica generazione all’interno della molteplicità dei contesti sociali, politici e culturali che essi vivono. In questo senso l’intenzione è quella di analizzare le variabili della generazione all’intersezione con altre variabili che possono sensibilmente differenziarne al suo interno le modalità di esperienza, quali quelle del genere, della posizione sociale, dell’appartenenza culturale, dei luoghi di vita.
Nell’articolo, che apre il focus, di Pierangelo Barone si sintetizzano le origini e le motivazioni delle concettualizzazioni dell’adolescenza nella storia, provando a denaturalizzarne l’essenza e ad ipotizzarne un suo sostanziale dissolvimento almeno nei termini in cui essa è descritta nella letteratura scientifica di cui è stata oggetto. Barone indica la necessità oggi di esplorare l’esperienza dell’adolescenza alla luce dei dispositivi semiotecnici (Foucault, 1976) ovvero di quei dispositivi produttori di senso, ma anche di soggettività per gli adolescenti rappresentati dalle tecnologie informatiche di comunicazione e dai social media. In questa direzione, perde di senso la domanda di ricerca relativa a “cos’è l’adolescenza” mentre pedagogicamente appare più significativo rivolgersi ai nuovi contesti, anche tecnologici, all’interno dei quali si fa esperienza di adolescenza. A differenza del XX secolo non sono i paradigmi disciplinari di controllo a istituire, anche socialmente, il soggetto adolescente, ma piuttosto le dinamiche di mercato e consumo all’interno delle quali gli adolescenti stessi sono “soggetti attivi” e al centro di dinamiche di interazione che loro stessi plasmano e da cui sono plasmati.
Nell’articolo di Alessandro Tolomelli ci si interroga in particolare sui fondamenti e sulle possibili nuove direzioni delle pratiche di intervento educativo in adolescenza, esplorando le possibilità di un approccio incentrato sulla progettazione esistenziale di matrice problematicista. La progettazione esistenziale permette agli educatori di accompagnare l’adolescente ad una costruzione consapevole del proprio futuro che sia al tempo stesso realistica, ma non rigidamente determinata o iscritta nelle condizioni materiali in cui si dà la sua esistenza, aperta, in definitiva, alla possibilità. Nel fare ciò l’educatore deve tenere conto del “rumore di fondo” che ostacola nell’adolescente la possibilità di leggere con chiarezza la propria posizione e i suoi desideri (il potere seduttivo dei mass e social media); deve favorire nell’adolescente un processo di definizione di sé in relazione con gli altri e l’iscrizione della propria vicenda personale – anche in un’ottica trasformativa – all’interno della storia collettiva e della congiuntura d’epoca; deve agire con riflessività per liberarsi dalle immagini e dai conseguenti repertori normativi attraverso i quali è filtrata la sua relazione con l’alterità dell’adolescenza rispetto al mondo adulto.
Negli articoli di Marta Salinaro, Giuseppe Burgio e Fulvia Antonelli gli adolescenti sono osservati alle prese rispettivamente con l’esperienza migratoria, quella della sessualità e quella della classe sociale. Tali esperienze sono descritte non in termini assoluti, ma attraverso le pratiche e le relazioni che determinati adolescenti sviluppano all’interno degli ambiti materiali (la città, la scuola, i sistemi dell’accoglienza ai minori stranieri non accompagnati, gli spazi virtuali dei social media) e immateriali (i desideri, le aspirazioni, le produzioni culturali), dentro il loro tempo e spazio di vita.
I tre campi permettono di polverizzare l’adolescenza come costrutto in sé evidenziando la pluralità di punti di osservazione e analisi possibili, ma anche, all’interno di ognuno di questi, la molteplicità di esperienze di adolescenza che segnano l’esistenza dei ragazzi e delle ragazze.
L’obiettivo non è quello tautologico di dissolvere l’adolescenza nell’infinita varietà delle espressioni soggettive, rendendo impossibile definire un campo e degli esiti di ricerca, ma di reincarnare l’adolescenza dentro i corpi, gli spazi, le condizioni giuridiche e le cittadinanze provvisorie in cui essa vive e di riportare alla vita sociale, economica e politica – e quindi alla sua natura di attore sociale capace di intervenire e di modificare il mondo – quell’adolescente la cui esistenza spesso viene descritta in termini larvali, di crisi esistenziale o di sfuggevolezza ontologica da parte di adulti che ne hanno sostanzialmente paura.