Encyclopaideia – Journal of Phenomenology and Education. Vol.27 n.65 (2023)
ISSN 1825-8670

Letteratura per l’infanzia e consapevolezza corporea: una lettura in otto tempi fra albi illustrati e pratiche somatiche

Marcella TerrusiAlma Mater Studiorum Università di Bologna (Italy)

RTDA presso il Dipartimento di Scienze per la Qualità della Vita dell’Università di Bologna dove insegna Storia e culture d’infanzia e Body Cultures. Autrice di monografie dedicate agli albi illustrati, i suoi ambiti di ricerca sono la storia della letteratura e l’editoria per l’infanzia nelle declinazioni degli immaginari della vita infantile, l’Outdoor Education, la dimensione corporea, la moda e l’abbigliamento, l’educazione alla cittadinanza globale.

Ricevuto: 2023-01-28 – Versione revisionata: 2023-02-22 – Accettato: 2023-03-24 – Pubblicato: 2023-04-13

Children’s literature and body awareness: an eight-stage reading between picture books and somatics

Abstract

The article proposes looking at children’s literature, particularly the form of the picture book, as an educational resource for producing body awareness in school. Eight reading steps for as many bodily actions aimed at naming the body, activating it, getting to know it and moving it in space, on and off the pages; between grounding, listening, breathing, playing and moving, the rediscovery of gestures and anatomical truths invites to deepen self-knowledge as a preliminary act to the encounter and relationship with the other and with the environment. The picture books by their specificities of short form and cross-over, offer, even in non-fiction production, the possibility of bringing attention back to the body dimension within the school and educational debate, where it lives today in a state of malaise and oblivion. Meaningful conversations, explorations and relationships flow from the pages of the albums: research on language as a tool that gives dignity and value to each person, and encounters with the artistic representation of the world as an infinite mirror of its multiplicity and variety, constitute valuable opportunities for an education that is aware of the wholeness of learners and teachers and the integrated, erotic and embodied dimension of their relationship.

L’articolo propone di guardare alla letteratura per l’infanzia, in particolare alla forma dell’albo illustrato, come risorsa educativa per produrre consapevolezza corporea a scuola. Otto passi di lettura per altrettante azioni corporee volte a nominare il corpo, attivarlo, conoscerlo e muoverlo nello spazio, dentro e fuori le pagine; fra radicamento, ascolto, respiro, gioco e movimento, la riscoperta di gesti e verità anatomiche invita ad approfondire la conoscenza di sé come atto preliminare all’incontro e alla relazione con l’altro e con l’ambiente. Gli albi illustrati, per le loro specificità di forma breve e trasversale per età, offrono, anche nella produzione non-fiction, la possibilità di riportare l’attenzione alla dimensione corporea all’interno della scuola e del dibattito educativo, dove essa vive oggi in uno stato di malessere e di oblio. Dalle pagine degli albi scaturiscono conversazioni, esplorazioni e relazioni significative: la ricerca sul linguaggio come strumento che conferisce dignità e valore a ognuno, l’incontro con la rappresentazione artistica del mondo come specchio infinito della sua molteplicità e varietà, costituiscono occasioni preziose per un’educazione consapevole dell’interezza dei discenti e dei docenti e della dimensione integrata, erotica ed embodied della loro relazione.

Keywords: Childerns’ Literature; Picture Book; Embodied Education; Body Awareness; School.

1 Introduzione

Questo contributo propone di guardare al repertorio della letteratura per l’infanzia, in particolare dell’albo illustrato, come risorsa educativa per produrre consapevolezza corporea e relazioni significative a scuola. La proposta si colloca all’incrocio fra diversi ambiti di ricerca: le riflessioni sulla Embodied Education, l’ambito di studi e pratiche sul corpo vissuto denominate Somatics, la letteratura per l’infanzia nella forma del libro illustrato.

La prospettiva metodologica fa riferimento al pensiero filosofico di Edmund Husserl e di Merleau-Ponty e alla scuola pedagogica di Piero Bertolini, e alla concezione centrale del ruolo del corpo nelle relazioni e nei processi dell’esperienza educativa. L’oggetto della ricerca è il corpo vissuto, il corpo Leib, luogo integrato dell’esperienza, come indagato dal paradigma della Embodied Theory elaborato da Varela (1991).

L’interesse è rivolto in particolare alle ricadute pedagogiche di quel paradigma elaborate nelle pagine di Encyclopaidea da Massimiliano Tarozzi e altri studiosi (Tarozzi, 2008; Francesconi & Tarozzi, 2012; Francesconi & Tarozzi, 2013; Ceciliani, 2018; Faggioli & Schenetti, 2021) in particolare al possibile contributo della letteratura per l’infanzia a questo dibattito. Il paradigma fenomenologico del corpo è qui inteso anche alla luce di quell’ambito di pratiche e studi che il filosofo Thomas Hanna denomina Somatics, alla fondazione dell’omonima rivista, nata nel 1970 negli Stati Uniti, in California. Con Soma Hanna intende il corpo nella sua dimensione percettiva interna, ma anche il corpo che pensa, nomina, sente, evoca e richiama sé stesso.

Le pratiche che afferiscono o si ispirano alle Somatics – per esempio l’anatomia esperienziale, il Body-Mind Centering®, il metodo Alexander, o anche alcune pratiche di danza di comunità – invitano tutte a valorizzare la prospettiva soggettiva attraverso azioni semplici come il nominare il corpo, le sue parti e funzioni, osservarlo e percepirlo nell’ascolto interno con pienezza, abitarlo e per poi successivamente muoverlo con intenzionalità, efficacia, piacere. Il carattere pedagogico inclusivo degli approcci riconducibili alle Somatics è rilevante: studi e pratiche nascono, nella quasi totalità dei casi, da osservazioni, interventi o individui (bambini e adulti) che affrontano problematiche connesse con disabilità, disagio psichico, malattia, difficoltà motorie temporanee o costanti (Bainbridge Cohen, 1993; 2008; Olsen, 1994; Hanlon, 1995).1

Nella consuetudine della pratica di nominare il corpo per sentirlo e abitarlo in modo pieno, le Somatics dichiarano e indagano la potenza del linguaggio. Con prospettive e riferimenti affini a quelli sopra citati, la “pedagogia del corpo” riconosce oggi al corpo non solo la sua centralità come luogo dell’esperienza, della relazione, della cura e non da ultimo dell’apprendimento, ma anche le profonde implicazioni che collocano nel corpo la risposta a tutta l’esperienza estetica: linguistica, narrativa, iconografica, coreutiche, teatrale, individuale e collettiva (Gamelli, 2011; Gamelli, 2016; Morandi, 2016; Gamelli & Mirabelli 2019; Calabrese, 2020).

Il tema di un’educazione attenta alla completezza appare sempre più come una vera emergenza pedagogica. Il malessere diffuso che coinvolge il corpo – termine polisemico – insegnante e quello discente è aggravato dall’esperienza del distanziamento sociale ma poggia su una lunga tradizione di oblio e mortificazione dei corpi a scuola (sul tema Cfr. Dallari in Balduzzi ed. 2002; Contini, 2006; Manuzzi, 2009; Guglielmi, 2016; Faggioli & Schenetti, in press). “Le tecniche educative, considerate nel loro reticolo complessivo […], sono comunque da comprendersi storicamente entro una economia di potere e il loro dispositivo s’incentra sempre sul corpo anche quando sembra ignorarlo (…)” Si tratta di “un sistema di tecniche che fondano la propria efficacia sull’applicazione della loro materialità a un sistema di corpi. E nel contempo la corporeità acquisisce modalità antropologiche determinate in rapporto al sistema di tecniche con cui retroagisce” (Massa, 1986, p. 559). Si tratta dunque di ripensare, con urgenza, tecniche e corpi in educazione, in un’ottica nuova e integrata, che tenga conto della nostra dimensione somatica, embodied e cioè, oltre le difficoltà terminologiche di una traduzione quasi impossibile, sia erotica nel senso inteso da Recalcati (2014, p. 85), che sia capace di suscitare e valorizzare il nostro rapporto profondo di desiderio e relazione con le cose.

Come si iscrive, nella cornice rapidamente evocata, la proposta di portare in classe e discutere alcuni libri illustrati dedicati ai temi corporei?

In primo luogo nel riconoscimento della lettura come esperienza erotica e profondamente embodied, che ingaggia il lettore in modo complessivo, integrato, sempre inevitabilmente sensibile e corporea, e che vede nel libro “un crocevia di relazioni” per usare le parole di Renata Lollo (2021). Possiamo ridere, leggere, persino arrabbiarci o sentirci scomodi o addolorati nell’incontro con un testo, con un’immagine, ancora di più in una sequenza. Quando leggiamo, rispondiamo attivando tutte le nostre competenze personali e i nostri vissuti. Nella dimensione condivisa o collettiva della lettura entrano in gioco la voce, le vibrazioni del corpo, i nostri alfabeti senso-motori, sempre profondamente legati alla varietà, alla qualità, alla memoria dei nostri vissuti.

In secondo luogo, la selezione di albi qui proposta vuole portare esplicitamente a scuola il tema del corpo e della consapevolezza corporea come materia di lettura, conversazione e ricerca.

Il dissidio terminologico mente-corpo infatti non ci sembra risolvibile se non cambiando registro: il ricco, complesso, mutevole e ancestrale immaginario che, per via del mito e del fiabesco, in dialogo con i segni e i simboli dei linguaggi letterari, dell’arte, della scienza e del pensiero, sostanzia la letteratura per l’infanzia e la sua editoria contemporanea, offre infinite occasioni di indagine, conoscenza e consapevolezza corporea, dentro e fuori le pagine.

Buoni libri con figure, rappresentazioni complesse, ricche, artistiche e polisemiche del corpo, quelli che in un volume recente dedicato agli albi illustrati vengono definiti albi illustrati “challenging”, dunque stimolanti, complessi, impegnativi in senso puro (Haaland, Kümmerling-Meibauer & Ommundsen, 2023) possono invitare insegnanti e allievi ad alzarsi dalla sedia, a risvegliare lo sguardo reciproco, il “sentimento” corporeo, a guardare e conoscere, per restituire in primo luogo dignità al corpo, nell’aula scolastica, come oggetto e soggetto di studio, indagine, esperienza.

Il corpo a scuola è ancora invisibile, oscurato e ignorato da una concezione mentalistica e computazionale che separa elementi inscindibili in educazione. Frequentare la dimensione “visibile” dell’educazione, inoltre, secondo il pensiero di Roberto Farnè (2021) significa anche agire con intenzionalità per restituire corpi ed esperienze educative ad una dimensione di spazi fisici e responsabilità collettive. Il terreno è in gran parte inesplorato, ma la letteratura per l’infanzia sembra poter contribuire al dibattito su diverse questioni sin qui delineate, con una moltitudine di pubblicazioni che, con propensione di volta in volta più divulgativa o più narrativa, ma più spesso in forma ibridata, raccontano e rappresentano l’esperienza umana nelle sue forme e sembianze in prima istanza fisiche, corporee e spirituali, in un processo ininterrotto di mutevole appartenenza organica e Cosmica2 che inizia, e si mostra in modo evidente e originario, nell’infanzia e nelle sue avventure.

2 Letteratura per l’infanzia e corporeità: discorsi, rappresentazioni ed esperienze

Cosa può dirci dunque la letteratura per l’infanzia sul corpo? I bambini dei grandi classici vivono a stretto contatto con la natura e le altre forme di vita del pianeta e, particolarmente nelle rappresentazioni figurative, raccontano del nostro essere sin dalla nascita non solo immersi nell’universo e nella natura ma parte di esso, in una con-fusione totale e panica che è insieme memoria evoluzionistica e dialogo con l’anima mundi, dimensioni poetiche e culturali cruciali per lo sviluppo di una moderna sensibilità globale e ambientale.

La letteratura per l’infanzia indaga con sensibilità anticipatoria, da metà dell’Ottocento in poi, la relazione fra la dimensione corporea e l’esperienza infantile, in un dialogo a volte sommerso a volte dichiarato con diverse prospettive disciplinari. Mentre Charles Darwin rivolge il suo sguardo di scienziato ad esseri apparentemente insignificanti e minuscoli come i moscerini della frutta – o i neonati, a partire dal suo primogenito William – scoprendo parentele insospettabili e giungendo ad elaborare la teoria dell’evoluzione, negli stessi anni, in sorprendente simultaneità, come ha scritto Giorgia Grilli (2011) la letteratura per l’infanzia mette in pagina corpi minuscoli, misteriosi, radicalmente estranei a quelli adulti e imparentati con forme diverse del mondo naturale e persino non umano, come le fate (esseri a metà fra umani e insetti) o i protagonisti di romanzi fantastici destinati poi a divenire classici.

Il campione classico del corpo scomodo e ribelle, Pierino Porcospino, segna, con la sua apparizione nel 1846, l’esordio iconico di una letteratura illustrata specificamente pensata per il lettore bambino, (Negri, 2018), con un protagonista sgraziato e tormentato prima di tutto nel corpo, il quale ben rappresenta le istanze di un disagio che risponde alle aspettative normative e normalizzanti degli adulti. Di due decenni più giovane, Alice è icona del corpo infantile in mutamento continuo, con le sue cadute e le sue metamorfosi inquietanti, nell’attraversamento simbolico di uno specchio che è metafora del mondo fantastico quanto di mondi interiori. I corpi bambini, nei ritratti letterari d’infanzia, raccontano con le posture fisiche, i gesti, le espressioni del volto, le fisionomie e l’abbigliamento. Esclusi o marginali al mondo della parola, nella condizione muta di esseri in-fans privi di parola e voce, i bambini della letteratura diventano visibili, in parte così liberati e gettati allo sguardo del mondo, pur rimanendo imprendibili (Terrusi, 2017a).

Scrive Milena Bernardi: “Il discorso del corpo bambino rappresentato in pittura, in letteratura, nell’illustrazione, lascia trasparire un’ombra di inconoscibilità. (…) Più che mai la vita corporea dell’infante che, per definizione, è fuori dal logos, inaugura una dimensione segreta e clandestina di indivisibile soggettività corpo-anima, corpo-psiche.” E ancora: “Il piccolo corpicino di Peter sarà di Peter Pan. Nostalgia di epoche prenatali geologiche il cui sentimento del nostos porterebbe indietro fino al nulla. Certo, se Peter fosse stato imbrigliato in fasciature strette e dedite ad evitare il disordine del corpo, forse, la sua fuga sarebbe stata impedita” (Bernardi, 2017, p. 9).

L’attenzione critica al rapporto fra l’infanzia letteraria e il corpo nella materialità degli spazi educativi, per prima la casa nel lavoro di Lorenzo Cantatore (2015), produce da alcuni decenni una molteplicità di contributi critici. “Questo ritorno al corpo si coglie analizzando l’emergere e l’affermarsi dei nuovi temi che caratterizzano gli studi sulla letteratura per l’infanzia: l’ecocriticismo; la costruzione dell’identità a partire dai luoghi (place-related identity); gli studi sugli animali, sulla disabilità, sulla mappatura dei luoghi e sulle mappe contenute nei libri per ragazzi; il tema della fisicità del paesaggio, degli oggetti e degli artefatti” scrive Marnie Campagnaro (2017) a proposito del material turn negli studi della letteratura per l’infanzia che la studiosa Nikolajeva colloca nel 2016, osservando come in Italia il dibattito abbia posto l’attenzione su questi aspetti già nel decennio precedente. Nel 2009 il volume La differenza non è una sottrazione (Terrusi & Sola, 2009) proponeva una riflessione a più voci sulla letteratura per l’infanzia contemporanea, sulla base del centro di documentazione e della collezione internazionale dedicata ai temi della disabilità in relazione alla lettura, di base a Toronto e legato a IBBY (International Board on Books for Young People). Andrea Canevaro, in quel volume, rifletteva sulle parole e sui libri e sulla loro possibilità di rispettare la prospettiva della vicinanza tra compagni di strada, alcuni dei quali hanno una disabilità e che combattono per ridurla, annullarla o accettarla:

E perché una persona possa accettare il deficit, in cui è anche la sua vita, ha bisogno di essere insieme agli altri, con le modalità con cui gli esseri umani stanno insieme ma anche utilizzando le parole. E i libri raccolgono e fanno nascere parole. Anche i libri illustrati. Parole che diciamo, a noi stessi, o che permettono un intreccio, un dialogo con gli altri. E quindi libri con e libri per chi cresce con bisogni speciali (Canevaro, 2009, p. 8).

L’idea che il libro per l’infanzia permetta e agevoli il dialogo fra i soggetti dell’educazione è alla base di diverse esperienze che portano i libri a scuola con un approccio somatico, il movimento e la danza. L’albo illustrato in questa cornice – sintetico, trasversale, ludico, divulgativo e spesso contemporaneamente poetico – invita a ripensare anche il corpo, a nominarlo, a muoverlo per sperimentare figure narrative come la mimesi, il nascondersi, il buio, può spingere verso l’esplorazione corporea, all’evocazione della memoria affettiva, sensibile e persino intrauterina nel progetto Leggere mossi curato da Muvet.3 Il libro diviene un generatore e mediatore di relazione ed esperienza corporea, motoria, coreutica, espressiva ed esplorativa, un generatore in grado di produrre nuove relazioni affettive fra adulti e bambini, incentrate sulla consapevolezza corporea e sul gioco. Un altro esempio di progettualità pedagogica e politica sui temi del corpo e dell’inclusione attraverso i libri per bambini e ragazzi è il progetto di formazione e promozione della lettura nato dall’associazione romana “Scosse”: costituito da un volume a più voci e bibliografie ragionate, risorse disponibili in rete, dal 2014 porta il discorso dei corpi nelle scuole coinvolgendo insegnanti, bambini e ragazzi in una ridiscussione degli stereotipi per un’educazione al rispetto, alla valorizzazione e alla dignità del corpo nelle diversità, alla conoscenza dell’altro e alla convivenza civile con centinaia di incontri.

Se “la postura educativa del ‘corpo’ del docente diventa tramite per favorire negli allievi la capacità di accettare ed apprezzare il corpo proprio e altrui” come ha scritto Lorena Milani (2021), la letteratura, sia di fiction che di non-fiction, offre ambienti per nutrire la ricerca di nuovi gesti e posture possibili. Gli spazi dell’immaginario e il linguaggio agiscono infatti, come quelli fisici, sulla libertà di movimento e di pensiero e contribuiscono a plasmare idee, concezioni, esperienze e percezioni individuali e sociali. Non si tratta, in tutti i casi citati, di interpellare l’universo dei libri per bambini in chiave strumentale, cioè ricercando temi, lezioni e strumenti evidenti e noti a priori, ma al contrario di indagare le risorse della letteratura per l’infanzia con attitudine di ascolto verso nuovi possibili cambi di sguardo e stili di relazione corporea. Si tratta di chiedersi come migliorare la qualità della vita scolastica a partire dalla discussione sulle rappresentazioni dell’essere corpo.

I corpi bambini, insieme ai corpi femminili e “diversi”, sono per antonomasia quelli su cui ha agito e agisce, anche nelle immagini e nel linguaggio, l’ansia di normalizzazione, di contenzione, di detenzione, di deformazione. Mentre sono al centro di una tensione continua fra esibizione e invisibilità, ostentazione e appropriazione, le loro rappresentazioni e narrazioni rispecchiano e insieme contribuiscono a costruire, giustificare e perpetuare modi ed esperienze. A scuola, nel quotidiano, ragazze e ragazzi, soprattutto alle scuole secondarie, vedono in casi non rari deliberatamente ignorati i loro bisogni fondamentali come il movimento, il contatto con l’aria e la luce, le pause fisiologiche e psicologiche, il riconoscimento e il rispetto delle diversità individuali. Nello stesso tempo sono immersi in un linguaggio massificato, perpetuato dai media, che è omologato, omologante e violento prima di tutto nei confronti del corpo. Lavorare sulla consapevolezza del linguaggio del corpo e sul corpo diviene dunque un momento non più rimandabile in educazione.

Come scrive Cantatore, “il corpo del bambino mostra insofferenza nei confronti della gabbia fisica costruita intorno a lui dagli adulti, della scatola-contenitore il cui coperchio è sigillato con il collante dell’educazione” (Cantatore, 2017) e quel contenitore cambia storicamente forme e linguaggi ma sembra ancora perpetuare, oltre e in contrasto con le moderne direttive sui diritti dei bambini, diversi gradi di oppressione sulle condizioni di vita dell’infanzia fino a noi. Senza una vera alleanza, prima di tutto culturale e consapevolmente sensibile, fra adulti e bambini si continuano a produrre veri e propri Sprechi di infanzie, citando il titolo di Contini e Demozzi (2006) dedicato alle rappresentazioni dei corpi infantili – costituiti di violenza implicita, esplicita e di una sistematica negazione dell’alterità infantile agita anche negli spazi del linguaggio e degli immaginari.

La selezione dei testi qui di seguito proposta è un contributo in un orizzonte da esplorare: propone alcuni albi illustrati pubblicati nell’ambito dell’editoria per l’infanzia internazionale contemporanea, intenzionalmente dedicati alla conoscenza di alcuni processi, esperienze, ed elementi corporei. Alcuni divulgativi, altri finzionali, tutti offrono la possibilità di esplorare modi per nutrire la profonda consapevolezza dell’interdipendenza interna che ci caratterizza e che ci lega all’ambiente e agli altri. Si tratta in questo caso di un corpus minimo di testi recenti, spesso pluripremiati a livello internazionale, che trovano nella forma dell’albo illustrato una forma crossover, cioè trasversale per età, e interpretano la vocazione alla divulgazione scientifica con la varietà di riferimenti multidisciplinari: artistici, antropologici, storici, scientifici, narrativi e poetici, tipica di questa editoria. Alle specificità dei libri di non-fiction ha dedicato di recente attenzione Grilli (2022), valorizzandone le modalità che favoriscono una conoscenza “integrata” del mondo, capace di coinvolgere entrambe gli emisferi del cervello, iscrivendo inoltre questo tipo di editoria nell’ambito della contemporanea “Literature of Questions” come definita felicemente da Sanders (2018).

3 Azioni del corpo fra presenza e fisiologia del quotidiano: letture in otto tempi

Lo scaffale proposto è suddiviso in otto tempi per omaggiare il tempo circolare e ricorrente della convenzione coreutica, cioè il tempo con cui si conta nella danza. L’ordine suggerito però, se non puramente casuale, è da intendersi come una proposta circolare i cui rimandi interni possono, e devono, scompigliare dinamicamente turnazioni e collegamenti, per tornare a combinarsi in altre forme. Come nella danza, si potrà sempre anche partire da… sei sette otto per poi ritornare a uno. Procedere per “selezione percettiva”, secondo una delle tecniche dell’anatomia esperienziale, è solo un modo per individuare e poi collegare le parti evocate, passo dopo passo. Gli otto tempi, o passi, corrispondono ad azioni quotidiane ed esperienze corporee:

  1. pensare, guardare e nominare il corpo

  2. l’udito, l’ascolto, la risonanza

  3. la mano, il tatto, l’impronta

  4. i fluidi corporei

  5. il movimento e l’imitazione

  6. il respiro e il radicamento

  7. l’esplorazione della natura

  8. l’odore dell’avventura, il viaggio fisico e metaforico.

3.1 Uno. Pensare, guardare e nominare il corpo

Il Dizionario folle del corpo (2019) è un volume sontuoso, illustrato e graficamente strabiliante per varietà di stili e linguaggi artistici, realizzato dall’artista francese di Katy Couprie con un lavoro di ricerca di tre anni svolto presso l’Istituto di anatomia umana, il museo Putti e il museo delle cere anatomiche Cattaneo, “con il contributo del professore emerito di Anatomia umana Alessandro Ruggeri dell’Università di Bologna” come recita il frontespizio. Il volume presenta in forma rigorosa e al contempo eccentrica 801 voci relative al corpo, in rigoroso ordine alfabetico. 76 tavole originali in quadricromia, 16 acqueforti, 376 illustrazioni originali, 73 incisioni antiche di anatomia (“le immagini del corpo hanno sempre avuto un gran successo”, nota Couprie), 234 citazioni tra cui solo 22 originali, essendo le altre letterarie, immaginifiche, poeticamente inventate con vena surrealista dalla stessa autrice. “Un’opera seria dal tono scherzoso” la definisce nella nota preliminare “Al lettore”, una vera dichiarazione di poetica: “Colta da meraviglia per il suo oggetto di studio”, scrive Couprie, “con quest’opera l’autrice desidera offrire all’interpretazione di ognuno lo straordinario territorio del corpo visto con occhi nuovi. Come nei libri antichi dove l’artista e lo scienziato lavoravano mano nella mano per la scienza medica, qui la parola dell’anatomista viene ad aggiungersi ad alcune definizioni per condividere gli interrogativi e il fascino del corpo. E ancora, a riconoscere il valore della parola anche se attinge a diversi registri linguistici, e anche al linguaggio familiare, il lessico gergale ne è escluso. I genitori, quindi, siano immediatamente rassicurati, non c’è traccia di parolacce. Possono lasciare quest’opera serenamente nelle mani di chiunque”. Un’opera basata sul vivo interesse per il corpo, che si rivolge alla curiosità dei bambini e dei ragazzi per offrire loro “una visita tanto erudita quanto divertita” che può essere una pietra miliare per la presenza del discorso sul corpo a scuola, per conoscerlo, discuterlo, nominare le sue parti e pensarlo tutto intero, “da dentro”. Il libro di Couprie4 rimane un unicum nel panorama editoriale, per eccellenza grafica e di concezione complessiva e per la sua attenzione al corpo come crocevia di saperi. La profonda meraviglia che scaturisce dalle sue pagine cattura immediatamente l’attenzione e introduce a nuove visioni, giocose e colte, del corpo, del suo mondo interno, del suo essere nel mondo. Una lettura collettiva potrà favorire la discussione e il gioco della scoperta di lemmi e figure dell’anatomia umana, di un organismo interconnesso e in relazione con lo spazio, fin dalla fase embrionale. Da adolescenza a bacio, da cellula a seno, da embrione a occhi, da muscoli a ubiquità, da gamete a vulva, il volume offre la possibilità di lavorare sugli universi anatomici e narrativi del corpo collegando discipline e linguaggi diversi, dalla psicologia alla fisiologia, dalla fisiologia all’arte: le domande di bambini e ragazzi troveranno in questo libro possibilità infinite di apprendimenti e riferimenti culturali preziosi per aprire ad approfondimenti e altre letture.

3.2 Due. L’udito, l’ascolto, la risonanza

Forte piano in un sussurro (2018). L’ascolto, termine caro alla pedagogia fenomenologica, è un’attitudine relazionale ma, prima di tutto, un atto corporeo. Esso viene collegato, in prima istanza, all’apparato acustico e al senso dell’udito. L’ascolto assume poi connotazioni affettive, relazionali e poetiche indispensabili da esplorare ed agire nei contesti educativi, per un’educazione autenticamente reciproca. Gli autori ucraini Romana Romanyshyn e Adriy Lesiv5 rendono visibile, con una elaborazione grafica raffinata e colori fluo, una trattazione sinestetica interamente dedicata al suono, che esiste sin da subito in relazione al suo opposto dialettico del silenzio. “All’inizio era il silenzio. Ma poi fu il rumore. L’universo di riempì di suoni. Il suono è invisibile. Ma attira la nostra attenzione, lo sentiamo… e poi, ascoltiamo”. Il testo narrativo è contrappuntato da tavole che ospitano nomenclature e definizioni scientifiche e rigorose, per esempio: “Il suono è la vibrazione delle particelle nello spazio. L’onda sonora percepita dagli organi dell’udito”. Una tavola è dedicata ai rumori prodotti dal corpo. Un’altra ai suoni delle case. Non mancano informazioni tecniche e scientifiche su primati sonori del mondo animale, invenzioni relative al “popolo del suono” (tecnici e progettisti del suono, cantanti e musicisti, direttori d’orchestra ed esperti acustici). Il suono inteso come vettore sensomotorio di comunicazione, come lingua, reca con sé anche l’idea del silenzio come possibilità di comunicazione scelta o forzata (una tavola è dedicata all’alfabeto delle mani, la dattilogia delle lingue dei segni). Il richiamo a una lingua comune che possa oltrepassare la solitudine richiama anche la ricerca del silenzio pieno della concentrazione e del raccoglimento, in una connotazione di recupero psicologico e anche spirituale: “a volte hai bisogno di stare un po’ in silenzio”. E spesso, aggiungiamo, la scuola lo dimentica. In quel silenzio le figure divengono minute nello spazio bianco della pagina: rimangono il simbolo del volume abbassato, una persona seduta a meditare, un mimo, un uccello e una lumaca, i loro suoni lievi e impercettibili, la possibilità di sentire il battito del cuore, i suoni ovattati che raggiungono un feto nel ventre materno, il primo vagito. Ascoltare è un atto corporeo, un atto dell’anima, è predisporre uno spazio libero per l’incontro, è condizione inscindibile da quella educativa. “Portare ascolto al corpo vuol dire trovarne l’organicità inabissata che ci appartiene”, nelle parole di Virgilio Sieni che Mattia Palma raccoglie in un Dizionario minimo del gesto (Palma, 2019, p. 27). All’ambito semantico dell’ascolto appartiene un termine, risonanza che ricorre sia nella letteratura fenomenologica husserliana dell’empatia come percezione senso-motoria, che nei discorsi di Sieni sul corpo in movimento e trova definizioni plurali: “Saper cogliere il corpo in uno stato di ritorno: è questa la risonanza”. Scrive il coreografo e danzatore richiamando l’esempio della sensazione del braccio che cadendo incontra la percezione della forza di gravità, che rimbalza in un certo modo il movimento. “Le risonanze sono associate al concetto di vibrazione, di culla, di circolarità: qualcosa che mettiamo in circolo”, scrive ancora Sieni. Poi però aggiunge che c’è un altro tipo di risonanza, quella che “ha a che fare con l’incontro tra le persone. (…) Che cos’è lo spazio tattile se non quello spazio in cui le persone sono in continua risonanza l’una con l’altra? Come se si creasse una terza cosa: non soltanto io e l’altro ma lo spazio che ci comprende, che si manifesta solo se ci muoviamo in riferimento all’altro”. Implicata com’è nella percezione e nella risposta corporea all’altro, l’empatia viene resa visibile quando i corpi danzano o si muovono insieme (come i pesci o gli stormi di uccelli) all’unisono e presenta evidenti implicazioni con l’esperienza educativa, cooperativa e democratica. La sinestesia è la figura retorica dell’Embodiment.

3.3 Tre. La mano, il tatto, l’impronta

È la mano, più della bocca, che consente di includere in una relazione a due ‘un altro’ in quanto permette di indicare la posizione di un terzo individuo o di un oggetto, e di descriverne alcune caratteristiche. Ed è dall’uso della mano, più che da quello della bocca, che probabilmente è dipeso lo sviluppo della capacità di articolare i gesti in maniera tale da dare vita a un primo sistema comunicativo aperto in grado di esprimere nuovi significati sfruttando le possibili combinazioni dei singoli movimenti (cosa che non accade nelle comunicazioni orofacciali dei primati)" (Rizzolatti & Sinagaglia, 2006, p. 34).

La mano, “organo dell’intelligenza” per Montessori, è “Lo strumento degli strumenti” per Aristotele – come recita l’epigrafe del volume La mano, ad opera delle autrici ceche Garguláková e Mecner, l’albo illustrato che incontriamo al terzo passo. L’indagine proposta dall’albo La mano (Mecner & Gargulakova, 2022) propone di guardare con occhi nuovi a una parte fondamentale di noi che diamo per scontata e che ci contraddistingue anche in termini evoluzionistici. Manuzzi descrive la correlazione fra la percezione della mano a quella del volto, resa evidenti nelle ricerche dedicate all’arto fantasma (Manuzzi, 2006, p. 73) a riprova del fatto che il corpo non solo è abitato da infinite connessioni interne, ma in qualche modo esula dai nostri limiti visibili e corporei per abitare in uno spazio sensibile che sembra vuoto ma è invece percepibile e percepito. Graficamente vario e raffinato, questo elegante volume illustrato di ottanta pagine – la cui copertina telata è impossibile non accarezzare – è interamente dedicato alla mano. Scientificamente rigoroso, colto e declinato secondo diverse prospettive, da quella biologica a quella antropologica, da quella iconografica e artistica, il libro utilizza le diverse grammatiche del fumetto, dell’albo, della tavola anatomica e dell’infografica per illustrare i diversi universi culturali e simbolici e gli infiniti saperi della mano, offrendo approfondimenti sui linguaggi gestuali e dei segni, sulla mano nell’arte e nell’iconografia, nella tecnica e nella scienza, sul rapporto fra mano e cervello raccontando anche la scoperta della dattiloscopia e dell’unicità delle impronte digitali. Un’esplorazione graficamente stupefacente che può offrire un intero sfondo integratore per la programmazione didattica, occasioni infinite di studio interdisciplinare, sicuramente la possibilità che il corpo esplori sé stesso e diversi livelli di consapevolezza corporea. A questa lettura si potrebbe affiancare con diletto quel Supplemento al dizionario italiano in cui Bruno Munari utilizza la forma dell’albo e la fotografia per descrivere il gesticolare espressivo tipico della nostra lingua.

3.4 Quattro. Scorrere: i fluidi corporei

Dopo corpo anatomico e linguaggio, ascolto e silenzio, mano e tatto, si può volgere l’attenzione agli strati più interni del corpo, per incontrare i fluidi, ed esplorarli nelle pagine illustrate di Fluidoteca (Paramo, 2022): “cacca, lacrime, muco, pipì, saliva, sangue, sudore e altri fluidi” trovano qui una trattazione giocosa seppur sintetica, scientificamente corretta, in grado di coinvolgere lettori di ogni età e tipo nel nominare una dimensione fisica non secondaria, trascurata nei discorsi educativi dove appare come un fastidio, una vergogna, una necessità ausiliaria che interrompe le lezioni, magari in modo pretestuoso. Come ricorda la madre del Body-Mind Centering®, “l’ottanta per cento del corpo è costituito da sostanza fluida” (Bainbridge Cohen, 2008.74). “I fluidi” inoltre “sono il sistema di trasporto del corpo. Sottendono lo stato di presenza e la possibilità di trasformazione; hanno un ruolo fondamentale nel bilanciare tensione e rilassamento, riposo e azione.” (Bainbridge Cohen, 2008, p. 72). Dunque portare in classe un libro sui fluidi del corpo è un atto anche eticamente significativo, che offre a bambini e ragazzi l’occasione per approfondire un discorso di fisiologia che da sempre li interessa e da sempre vive nell’ombra del giudizio morale o del pudore. L’analisi prestata al funzionamento anatomico e alla percezione interna del corpo può e deve restituire dignità ai processi corporei che sono ma la condizione primaria per la nostra vita.

3.5 Cinque. Muoversi, danzare insieme: Dalla testa ai piedi

Se proprio dai fluidi interni, come afferma Bainbridge Cohen, madre dell’anatomia esperienziale, dalla percezione dei fluidi, nasce il “muoversi da dentro” (2008, p. 8) allora il nostro quinto passo è il movimento, attivato dalla risonanza con l’altro, nell’albo cartonato Dalla testa ai piedi: occasione per giocare, dentro e fuori le pagine di Eric Carle, anche con bambini molto piccoli, a muoverci per imitare posture e movimenti degli animali – e degli animali attorno a noi.

– Io sono un pinguino e giro la testa. Tu lo sai fare?
– Si! Lo so fare!
– Io sono una giraffa e piego il collo. Tu lo sai fare?
– Si! Lo so fare!

Il titolo dell’albo di Carle è stato ripreso in un volume a cura della Fondazione PInAC di Rezzato (BS) che presenta una selezione di cinquanta disegni infantili del corpo (dall’archivio della fondazione) corredati da alcuni saggi di pedagogisti, storici dell’arte, psicologi, educatori corporei, danzatori e studiosi che li commentano: dall’equilibrio al sonno, dalla danza di liberazione (Freire richiamato da Anna Chiara Cimoli), alla regressione motoria rilevata nei bambini (ne scrive con toni allarmati Laura Pigozzi) dal bacio, di cui scrivono Gamelli e Mirabelli, alla gioia. Lucia Sauro commenta il bel disegno di un corpo bambino reso parzialmente invisibile da una strategia pittorica (è nascosto dietro un telo azzurro) richiamando la necessità di rendere disponibili ai bambini i linguaggi del movimento e della danza, accessibile quel “lavoro sensibile (…) verso un corpo più integrato e consapevole soprattutto se proposta a partire da una giovane età, l’esperienza del movimento permette di integrare pensiero, sensazione e azione, favorendo il pieno sviluppo della persona. Quello che si verifica attraverso le pratiche di movimento è, in sostanza, la realizzazione dell’esperienza di sé, possibilità preziosa per tutti gli adulti di domani. Il fatto poi che si tratti di un’esperienza prevalentemente comunitaria, da fare insieme, la rende portatrice di valori di integrazione sociale e di conoscenza reciproca al di fuori degli stereotipi, proprio perché vissuti attraverso la corporeità” (in AA.VV., 2021, p. 88). Il gioco dell’imitazione, della mimesi e della danza, proprio dell’albo di Eric Carle è un profondo esercizio di risonanza. È un gioco ricco di implicazioni legate al contatto autentico, alla conoscenza e alla conoscenza dell’altro, e apre a interessanti discussioni sul tema del consenso. Ne scrive così Virgilio Sieni: “Due persone che si copiano instaurano una ciclicità, per cui non si sa più chi copia chi, come se l’origine dei movimenti fosse nel punto medio tra loro due. Io non copio l’altro e l’altro non copia me, eppure ambedue ci riferiamo al movimento. Anche se volessimo copiare l’altro e, saremmo talmente veloci e diversi che accontenteremo di raccogliere quello che arriva dall’altro: non sono mai copie esatte, ma movimenti che cogliamo al volo. E man mano che il lavoro va avanti si instaura una vibrazione, una risonanza tra le persone” (Palma, 2019, pp. 117-118).

3.6 Sei. Respirare e radicarsi: Come un albero

Il sesto passo è il respiro. Condizione di base e primaria, in parte automatica e inconsapevole, in parte profondamente collegata e responsabile di emozioni, movimenti, sonorità e percezioni decisive in ambito educativo. A scuola, spesso il respiro è mozzo, ansioso, accelerato. Il docente ha male alla gola, problemi alle corde vocali, grida, respira male e la voce, vibrazione del respiro attraverso il corpo, si rompe, si abbassa improvvisamente, si perde. Nel frastuono che caratterizza la vita nelle aule scolastiche, è quasi un bene, si potrebbe dire con un’ironia amara. Il paradosso è completo quando il docente si sgola per gridare: silenzio! Ottenendo più spesso un’apnea generale che non un accordo sonoro.

Il respiro di tutti o quasi vive oggi in questa immersione ansiosa, nel tempo della fretta, come respirare fosse un atto secondario dell’esserci, e invece ne è la condizione primigenia. Come un albero (Manferrari & Sala, 2021) è una lettura semplice, poetica, che invita ad un esercizio di immaginazione arborea, di radicamento, per ritrovare un respiro quieto, naturale e insieme consapevole. Le immagini, le parole, il ritmo della narrazione e della lettura concorrono a rallentare il tempo, a portare l’attenzione al nostro essere uranotropici, organici, esseri viventi in profonda relazione con la vita vegetale e il cosmo. La metafora arborea, presente ed eloquente più che mai nei nostri tempi di emergenza ambientale, richiama nella postura yogica alla visualizzazione di un radicamento che produce equilibrio. Similmente Delfina Stella, danzatrice e studiosa, descrive la “tattilità delle chiome, una creazione site specific in cui, scegliendo un albero come sede delle pratiche, l’esperienza invita ad assumere una nuova postura, un nuovo modo di percepire lo spazio distale tra sé e il mondo circostante. I partecipanti, disposti intorno alla chioma, sono accompagnati in una serie di esercizi di osservazione e sensibilizzazione agli elementi che la compongono e sono condotti nell’apprendimento di sequenze di movimento in relazione ad essi. Questa sensibilità e questo invito ad utilizzare il corpo come medium per l’apprendimento e la produzione di nuovi habitus ecologici, invita a modellare la dicotomia tra corpo e luogo” (Stella, 2020, p. 144). L’attenzione al respiro infatti porta con sé l’idea duplice di una esperienza che si svolge all’interno del corpo, con i suoi modi e moti, e della consapevolezza che da questa semplice pratica consegue, ma contiene anche un invito centrifugo, in cui il respiro corrisponda all’uscita da luoghi dati, al respiro come orizzonte di incontro con l’elemento naturale, vegetale, organico, del fuori. Contro l’idea di un mondo asettico, il respiro ci dice che viviamo in un continuo scambio immersivo con gli elementi naturali.

3.7 Sette. Esplorare la natura selvatica, spiegare le ali

Ortica. Guida all’ascolto della natura selvatica (Girardi, 2020) è un libro di grande formato, rilegato in agile punto metallico come una guida pratica, che si propone come accompagnamento, poetico e scientifico, all’osservazione e all’esplorazione della natura. Ascolto è l’espressione esatta usata nel sottotitolo, si direbbe in chiave sinestetica, per richiamare all’attitudine fisica e psicologica che caratterizza l’essere nel mondo nel farsi della propria esperienza di relazione con i suoi diversi aspetti sensibili. Ortica è una creatura silvana, una specie di folletto o spirito panico della Natura. Avvolta nel suo mantello, cammina. È imparentata con i grandi personaggi della letteratura per l’infanzia che descrivono l’ibridazione continua del bambino con le altre forme di vita, la sua natura fluida e mutevole, il suo abitare spazi di confine con ciò che umano non è. Ortica si immerge nella verdeggiante, rugiadosa, odorosa natura dipinta da Marina Girardi dentro pagine, composite per testi e figure che ospitano classificazioni e denominazione di piante e fiori, corredate da puntuali didascalie, a costellare un’avventura narrativa che invita all’osservazione e al disegno, alla fotografie, all’osservazione e percezione minuta di ogni dettaglio durante il cammino.

La proposta di movimento esce anche di metafora e diviene letterale: “Adesso chiudo gli occhi” si configura come una specie di rubrica nel libro, un appuntamento ripetuto che invita a una esplorazione interiore, che parte sempre dall’esercizio consapevole del respiro. Un ingaggio esplicito al corpo, attraverso la tecnica della visualizzazione, per richiamare e sentire cosa accade alle nostre scapole se le immaginiamo punto in cui nascono le nostre ali, ad esempio. Il sentire, di orecchie e di pelle, il respiro e il movimento delle braccia, il prendere il volo, sono posture da cui sperimentare altre prospettive e percezioni, insieme. Poi, l’invito ad esplorare e a tracciare segni sul foglio per disegnare o descrivere le proprie ali immaginate ed evocate e il paesaggio sorvolato grazie a quel volo. Il testo evocativo, nonché molto divertente, sceglie un registro di narrazione in prima persona, ma accoglie anche dialoghi, in forma di balloon, in cui compaiono questioni, filosofiche e scientifiche, poste direttamente alle piante, agli animali, alle cose, agli esseri del bosco.

Ortica è parte di questo universo brulicante, umido, fertile, ricco di forme e colori e sfumature. Un universo fortemente musicale cui Ortica si unisce, fatto di voci che si rivolgono a lei, con interrogativi, risposte o commenti sulle qualità botaniche, o biochimiche, etologiche, erboristiche che ogni elemento esprime di sé, se ascoltato o interrogato, come ben sanno i bambini, animisti per natura. “Ortica nomina ogni cosa perché la conosce, la guarda e la riconosce, e si muove con destrezza nella Natura che è la casa di tutti anche la sua” recita la quarta di copertina. Il camminare di Ortica, pratica insieme corporea e spirituale, riporta al centro un gesto fondamentale del nostro muoverci nel mondo. Attività che da sempre, e di recente in numero sempre crescente di contributi, viene decantata per le sue virtù psico-fisiche e valenze esistenziali, note a pensatori, filosofi, scienziati e poeti dalla notte dei tempi. Atto politico per Virgilio Sieni (il coreografo e artista è autore di Cammini popolari che coinvolgono centinaia di cittadini e invadono le strade di quartieri e città, in giorni specifici ad esempio il 1 maggio), gesto meditativo, conoscitivo, riequilibrante, l’atto del camminare non è al centro dell’attenzione nelle pratiche educative e viene spesso ridotto al minimo nelle consuetudini della vita scolastica e infantile. Si può dire che, come divinità bambine costrette ad una leggerezza da archetipo “scisso”, che preclude la terra, molti giovanissimi vengano trasportati da un luogo all’altro senza poter letteralmente toccare terra, passando da passeggini, biciclette, automobili, ascensori per approdare a pavimenti piatti e ambienti ortogonali. Pratiche come “un chilometro al giorno” (insegnanti che portano i bambini a camminare ogni mattina), oppure il “pedibus”,6 hanno anche la funzione di disporre una pratica corporea quotidiana importante per l’integrazione, di cui ancora Sieni sottolinea la valenza salvifica: “Quando si cammina si entra in relazione con un elemento ritmico che ha a che fare con il respiro, di cui rimodula le misure: camminare potrebbe persino curarci, perché ci regola nel mondo” (Palma, 2019, p. 87).

3.8 Otto. L’odore acerbo dell’avventura7: in viaggio verso Panama

Per completare gli otto tempi di questo scaffale, rivolgiamo infine la nostra attenzione a quel delizioso apologo filosofico in forma di libro illustrato, intitolato Oh com’è bella Panama! (Janosch, 2021; I ed. 1979) per intraprendere, con Piccolo Orso e Piccola Tigre, un periplo paradossale per via di terra. L’autore polacco-tedesco Janosch li vede partire da casa, spinti da un’anelito di avventura evocato dal profumo di banane evocato da una grafica recante indicazione “Panama” apposta su una cassetta di legno ritrovata nel fiume. Un luogo che profuma di banane diventa meta immaginata dove ogni desiderio può darsi. Il desiderio muove da casa, spinge a partire. E così accade. L’avventura vede Piccolo Orso e Piccola Tigre mettersi in cammino, fare nuovi incontri, sfidare e risolvere inciampi e difficoltà per poi fare ritorno esattamente al punto di partenza, dove i due si troveranno davanti trionfalmente il cartello (da loro stessi apposto prima di partire) che indica “Panama” e sentiranno così di essere arrivati a destinazione. La loro stessa casa appare nuova e diversa dopo il cammino, non solo perché nel tempo trascorso qualche erbaccia è cresciuta ma perché attraverso le esperienze del cammino è cambiato il loro sguardo: un nuovo ambiente prenderà forma attorno a loro, piccoli aggiustamenti in funzione delle recenti scoperte (un nuovo divano) poi continueranno a crescere e cambiare, fra trota salmerina e funghi da raccogliere nel bosco e cucinare, perché casa è prima di tutto dove trovi un buon odore di cose da mangiare. Auspichiamo che questo ottuplice piccolo viaggio “dal corpo al corpo” con i libri illustrati possa contribuire al risveglio di uno sguardo più attento nei confronti della nostra verità corporea e a una attenzione al corpo rinnovata grazie alle possibilità offerte dalla letteratura.

4 Conclusioni

Il percorso bibliografico qui illustrato non rappresenta che un primo piccolo passo di una possibile bibliografia ben più ampia dedicata e ispirata ai temi collegati con il paradigma dell’Embodiment in educazione. L’editoria per l’infanzia presenta la continuità fra esperienza corporea, cultura e ambiente in molti modi: nelle trattazioni o nei racconti che mettono in pagina lo sport e la convivenza civile, nelle storie di viaggio e avventura, nei racconti o nelle trattazioni che evocano o indagani temi come la malattia, la morte e la guarigione, nelle pagine in cui leggiamo di codici vestimentari e storia della moda, delle cultura materiale che lega il corpo ai suoi mille infiniti saperi. Ogni storia, potremmo dire, è storia del corpo.

Alla luce degli studi e delle ricerche che collocano nel nostro corpo la nostra risposta a tutte le cose, astratte o fisiche, che incontriamo, l’esperienza estetica appare come un motore fondamentale per l’educazione, in primis come luogo in cui si incontrano le voci, le culture, le forme e le storie degli altri. Gli albi illustrati dispongono in questo senso veri e propri “ambienti” preziosi dal punto di vista didattico. Starà all’insegnante, e alla sua prospettiva, esplorarli con la voce, la conversazione e la scrittura e in altri modi (Terrusi, 2012; Capetti, 2018).

I libri di immagini si prestano a modalità di lettura condivisa che, tramite la proposta di domande aperte e l’ascolto, produce esercizi di autonarrazione, di negoziazione e co-costruzione del senso, attiva la partecipazione dei lettori, facilitando indagini e confronti dialettici sulle consuetudini, le emozioni e gli universi culturali e percettivi di ognuno, come mostrato nelle ricerche dedicate alle esperienze di lettura dei libri di sole immagini (Grilli & Terrusi 2014; Terrusi, 2017).

Questo tipo di esperienza è un’esercizio di cittadinanza attiva e offre un dispositivo metodologico privilegiato per l’educazione alla cittadinanza globale. In una prospettiva pedagogica ecologica, nutrire consapevolezza delle connessioni corpo-mente-ambiente è un elemento fondamentale per produrre empatia, responsabilità reciproca e senso di appartenenza alla comunità umana.

Molto altro resta da dire, per risvegliare spazi, tempi e modi dell’educazione da una parte all’interezza dei corpi, dall’altra alla necessità di errare, nel duplice senso di camminare, di sbagliare o cadere (Santi & Kohan, 2022).

Una nota finale ad un aspetto per che è insieme materiale e simbolico che condiziona corpi e movimenti in educazione: il tempo. Se il tempo della vita – e dell’educazione – non è Chronos, tempo lineare degli orologi, ma Kairos, tempo vissuto e ciclico, un “tempo del corpo” (Faggioli & Schenetti, in press) e, nel caso del gioco bambino, persino Aiòn, tempo sacro ed eterno del qui ed ora, il tempo del gioco di Winnicott, il tempo presente (Cescato, 2015), allora in educazione è necessario rallentare. Se decideremo di non correre più ma di fermarci, radicarci e respirare nel presente, sull’esempio del “tempo bambino” (Grilli, 2021) per poi semplicemente camminare, troveremo i bambini davanti a noi, a precederci, mentre sembrano con i piccoli piedi rallentare.

A passo d’uomo
Non correre, rallenta, dai, aspetta!
Ti spiace pedalare un po’ più piano?
Mi dici che non c’è nessuna fretta
E intanto sono qua e tu sei lontano.
È vero che rimango sempre indietro
Però più di così io non posso fare,
ci provo ma non riesco a starti dietro:
a passo d’uomo io non ci so andare!
Facciamo che ritorni qui vicino
E ripartiamo a passo di bambino?

Carlo Marconi (2022)

Riferimenti bibliografici

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Per la lettura in otto tempi:

UNO

Couprie, K. (2019). Dizionario folle del corpo. Bologna: Fatatrac.

DUE

Romanyshyn, E., & Lesiv, A. (2018). Forte, piano, in un sussurro. Milano: Jaca Book.

TRE

Mecner, V., & Gargulakova, M. (2022). La mano. Milano: La Margherita edizioni.

Munari, B. (1999). Supplemento al dizionario italiano. Mantova: Corraini.

QUATTRO

Páramo, B. (2022). Fluidoteca. Faenza: Quinto Quarto edizioni.

CINQUE

Carle, E. (2016). Dalla Testa ai piedi. Milano: La Margherita edizioni (I° ed. 1997).

SEI

Gianferrari, M., & Sala, F. (2021). Come un albero. Milano: Rizzoli.

SETTE

Girardi, M. (2020). Ortica. Guida all’ascolto della natura selvatica. Milano: Topipittori.

OTTO

Janosch (2021). Oh, com’è bella Panama!. Rodona: Kalandraka.

Marconi, C., & Viola, S. (2022). Poesie del camminare. Roma: Lapis edizioni.


  1. Per molti dei riferimenti all’approccio somatico sono debitrice a Gaia Germanà, Alessandro Fattorini, Erica Fierro e Delfina Stella, studiosi, educatori e practitioner di discipline somatiche, per significative esperienze di dialogo e scambio scientifico, relative agli ambiti della danza di comunità, dell’anatomia esperienziale, delle discipline acrobatiche e del metodo Alexander.↩︎

  2. Si fa qui riferimento alla prospettiva montessoriana, in particolare nell’ambito della cosiddetta “Educazione Cosmica” in cui l’ambiente e il modo con cui si incoraggiano esperienze attive gioca un ruolo fondamentale nell’educazione di “nuovi cittadini di un mondo nuovo”. “Per Educazione Cosmica intendiamo una preparazione effettiva delle nuove generazioni a comprendere che l’umanità intera tende a unirsi in un solo organismo.” Montessori, 2017. p.165. Sul tema si veda Raimondo, 2019.↩︎

  3. https://www.youtube.com/watch?v=kVBK-uJmBx8↩︎

  4. Premiato nel 2013 con il BolognaRagazzi Award Non Fiction nella sua prima edizione francese, premio conferito dalla Bologna Children’s Book Fair.↩︎

  5. Anch’esso premiato col BolognaRagazzi Award Non Fiction (nel 2018, in coppia con l’omologo dedicato allo sguardo, entrambi pubblicati da The Old Lion, casa editrice ucraina).↩︎

  6. https://www.comune.bologna.it/servizi-informazioni/pedibus-bologna-scuola-muove-sostenibile Si tratta di un gruppo di bambine e bambini che vanno a scuola insieme a piedi o in bicicletta, qui a Bologna, accompagnati da alcuni genitori o volontari di associazioni del territorio, che svolgono la funzione di “autisti”.↩︎

  7. L’espressione è di Antonio Faeti. Compare, a proposito della sua fenomenologia dell’avventura, in un volume a cura di Emy Beseghi (1995). Tutto il presente contributo è permeato della prospettiva ermenutica dei due studiosi bolognesi.↩︎