Il ministro dell’Istruzione e del merito Giuseppe Valditara lo scorso maggio ha istituito una commissione nazionale con l’incarico di redigere i nuovi “programmi ministeriali” per la scuola ed ha nominato la pedagogista Loredana Perla come presidente.
La composizione della commissione, tutti pedagogisti o ispettori ministeriali, ha suscitato dubbi e critiche, sia perché parte dei componenti (2 su 9) sono stati scelti fra le università telematiche sia perché non vi sarebbe stata un’adeguata partecipazione da parte delle componenti disciplinariste e infine perché manca la rappresentanza della parte docente (per non parlare poi di quella studentesca). Critiche espresse sui giornali di settore, fra gli altri, da ex-ministri, sindacati ed esperti come Italo Fiorin.
La commissione per voce del ministro e della sua presidente ha rassicurato che si faranno ampie audizioni (che sono di fatto già iniziate) e che tutte le voci saranno ascoltate.
La commissione ha il mandato di riformare le Indicazioni e le linee guida nazionali del primo e secondo ciclo di istruzione. Un testo che risale al 2007-2008, approvato dal ministro Fioroni, aggiornato nel 2012 da una commissione coordinata da Italo Fiorin.
Al momento di scrivere queste righe (estate 2024) la commissione non ha prodotto alcun documento su cui confrontarci, per cui è prematura ogni critica sostanziale al suo lavoro, che di fatto non è ancora pubblico. Tuttavia, alcuni elementi di legittimo sospetto si pongono a priori. Innanzitutto, la fretta. Senza entrare in tecnicismi didattici che lascio a chi è più esperto di me, va rilevato però che le indicazioni nazionali sono tuttora una proposta pedagogica estremamente avanzata, centrate sull’idea di educare alla cittadinanza attiva, con mentalità aperta e senza imporre alle scuole rigidi paletti programmatici o un curricolo da rispettare. Certo, il funzionamento della complessa macchina scolastica richiede costanti interventi di manutenzione, ma partire proprio dalla riforma delle Indicazioni nazionali non sembrava proprio la priorità per affrontare i mali storici della scuola italiana.
In secondo luogo, lo scenario politico. Mettere mano ai principi fondamentali che regolano il funzionamento della scuola e ai suoi contenuti per volontà del governo più a destra della storia repubblicana che non ha nascosto l’intenzione politica di riformare sostanzialmente le strutture fondanti della Costituzione – forma presidenziale dello Stato, Magistratura, autonomia differenziata delle regioni –, non può che adombrare sospetti sul progetto politico di svolta conservatrice in senso patriottico e nazionalista.
In terzo luogo, a conferma dei legittimi sospetti viene da pensare che la nomina di Loredana Perla sia legata ai contenuti del volumetto Insegnare l’Italia. Una proposta per la scuola dell’obbligo (Galli Della Loggia & Perla, 2023) scritto insieme all’editorialista del Corriere della Sera Ernesto Galli della Loggia, indiretto ispiratore delle attività della commissione. In quel testo, e nei precedenti volumetti dell’aspirante pedagogista Galli della Loggia, si scorge in traluce un’idea chiara di scuola ed è plausibile aspettarsi che quelle idee saranno riverberate nei nuovi programmi. In particolare, l’accento esplicito nel testo di Galli della Loggia e Perla sull’esigenza di una più forte identità nazionale nel curricolo della scuola primaria, si contrappone radicalmente al progetto di formazione dei cittadini del mondo che sta alla base delle indicazioni nazionali del 2012. Se così fosse, il sospetto si trasformerebbe in forte preoccupazione e in ferma opposizione a un progetto che imporrebbe una svolta decisamente conservatrice alla scuola del diritto-dovere all’istruzione.
In effetti, la volontà di cambiamento radicale delle finalità della scuola pubblica è esplicita sia nelle dichiarazioni del ministro Valditara, sia nel lavoro teorico degli autori di Insegnare l’Italia. In quel testo gli autori non nascondono l’esigenza di “cambiare drasticamente rotta” e di farla finita con il lavoro di “quel gruppo di scellerati” che hanno “redatto i programmi attualmente in vigore”. A parte il fastidioso analfabetismo pedagogico di Galli della Loggia (i programmi non esistono più, e “indicazioni nazionali” non è solo una complessificazione lessicale, ma un diverso dispositivo pedagogico), non adeguatamente compensato dall’indubbia competenza di Loredana Perla, ciò che preoccupa di più chi scrive è che la proposta di cambiamento di paradigma dovrebbe essere imperniata su una presunta “identità italiana” che dovrebbe diventare il cardine attorno cui far ruotare il curricolo.
Per fare questo occorrerebbe liberarsi dalle premesse che erano alla base dei piani di studio, fortemente ispirate dal pensiero di Edgar Morin, veicolato dal ben altro spessore teoretico di Mauro Ceruti che nel 2012 presiedeva la commissione di esperti ed era anche membro del comitato scientifico di questa rivista. A chiarimento del progetto della commissione, scriveva Ceruti su Annali della Pubblica Istruzione:
La scuola deve formare cittadini che siano in grado di scegliere le modalità della loro partecipazione alla costruzione delle molteplici comunità di cui fanno parte: locale, nazionale, europea e planetaria. L’impegno che oggi è richiesto a ogni cittadino, a ogni collettività e a ogni istituzione della Terra è di iniziare a concepire e vivere una comunità planetaria in positivo: considerare la presente appartenenza a un intreccio globale di interdipendenze come l’unica condizione adeguata per garantire e migliorare la qualità della vita degli individui, delle società, dei popoli; trasformare il dato di fatto dell’interdipendenza planetaria nel compito etico di costruire una «civiltà» globale, dirigendo l’evoluzione della specie verso la convivenza e la pace (in Cepparrone, 2007, p. 8).
Secondo le indicazioni nazionali per il curricolo attualmente in vigore il compito della scuola è quello di formare “l’essere umano planetario” che attraverso l’incontro con l’alterità culturale apprende l’esercizio della cittadinanza e si forma come “essere umano integrale”. Ma forse è proprio questo il bersaglio politico di questo progetto: liberarsi delle prospettive globaliste e multiculturali che hanno creato un “vulnus psicopedagogico nelle nuove generazioni” (Galli Della Loggia & Perla, 2023, p. 59) e porre l’identità italiana, l’italianità, qualsiasi cosa voglia dire, come il concetto ordinatore su cui costruire il percorso educativo della scuola; peraltro, a partire dalla scuola d’infanzia. Liberandosi anche della stessa idea di cittadinanza (preferendole l’idea antiquata di educazione civica) come spazio educativo per formare all’esercizio dei diritti e di formazione attiva alla vita politica.
A parte l’estrema scivolosità sociale e pedagogica dei concetti di “identità” e “italianità”, che nel libro si cerca maldestramente di definire, il progetto rinforza inevitabilmente il marchio politico del governo etno-nazionalista attualmente in carica. Insegnare l’Italia è esplicito su questo. Le prospettive globali, l’intercultura, l’apertura alle differenze sono da individuare fra le cause del collasso della scuola. Per contrastarle occorre ripartire dalle radici, dalle tradizioni, dalla storia (patria), dalla nazione e semmai da lì costruire un confronto con gli altri, tematizzati come nazioni con identità univoche e culturalmente, linguisticamente e religiosamente omogenee. In questo, riproducendo surrettiziamente quell’assurda contrapposizione fra “patrioti” e globalisti che ha garantito ampio consenso elettorale alle nuove destre in tutto il mondo.
Al di fuori del nostro paese, invece, le tendenze pedagogiche che si vanno affermando all’interno della comunità internazionale vanno in direzione opposta. Ad esempio nell’ultimo report dell’UNESCO (2021), il terzo dopo quelli di Faure e Delors, si sostiene l’esigenza di riformare la scuola nel senso di una prospettiva globale in educazione per creare futuri pacifici, giusti e sostenibili come risposta vitale per ricostruire un tessuto solidale, cooperativo e socialmente giusto, capace di riparare le ferite delle profonde diseguaglianze nelle nazioni e non solo fra le nazioni, di risarcire le ingiustizie generate da disparità di genere, e più complessivamente di contrastare le asimmetrie di potere. Ma soprattutto una prospettiva globale in educazione è necessaria per superare quell’umanesimo antropocentrico che ha giustificato un rapporto irresponsabile con la biosfera, lo sfruttamento incondizionato delle risorse naturali, l’inquinamento sistematico, la miopia scriteriata verso i cambiamenti climatici.
È presto per dirlo, occorre aspettare gi esiti del lavoro della commissione, ma se la proposta che ne uscirà sarà ispirata da questo libretto-manifesto e la riforma delle Indicazioni nazionali sarà imperniata sui valori di identità e nazione si prefigura un’idea di scuola dell’acculturazione, oscurantista e chiusa, incapace di rispondere alle sfide globali, centrata su saperi made in Italy piuttosto che sull’integrazione delle conoscenze.
Riferimenti bibliografici
Cepparrone, L. (2007). “Le Indicazioni per il curricolo”: una riforma culturale e didattica. Intervista al prof. Mario Cerruti. Annali della pubblica istruzione, 4-7, pp. 3-14.
UNESCO (2021). Reimagining our Futures Together: A New Social Contract for Education. Reporto of the International Commission on the Futures of Education. Paris: UNESCO.
Galli Della Loggia, E., & Perla, L. (2023). Insegnare l’Italia. Una proposta per la scuola dell’obbligo. Brescia: Morcelliana Scholè.
Encyclopaideia ringrazia i revisori che nell’anno 2023 hanno collaborato con la rivista, assicurando con la loro professionalità un processo di peer review rigoroso ed efficiente:
Loredana Abeni, Michele Aglieri, Claudia Alborghetti, Antonella Arioli, Cristina Balloi, Caterina Benelli, Elisabetta Biffi, Andrea Bobbio, Natascia Bobbo, Stefano Bonometti, Sara Bornatici, Andrea Ceciliani, Laura Cerrocchi, Scott Churchill, Cosimo Costa, Esoh Elame, Roberto Farné, Maria Benedetta Gambacorti Passerini, Mariangela Giusti, Giorgia Grilli, Valentina Grion, Roberto Gris, Emanuele Isidori, Cristina Lisimberti, Anna Grazia Lopez, Elena Madrussan, Giovanna Malusà, Maria Rita Mancaniello, Milena Manini, Davide Massaro, Peter Mayo, Elisabetta Musi, Chris Myburgh, Silvia Nanni, Carlo Orefice, Isabella Pescarmona, Sonia Ranieri, Michela Schenetti, Claudia Secci, Sara Serbati, Chiara Sità, Massimiliano Tarozzi, Annalisa Valle, Lucia Zannini.