Encyclopaideia – Journal of Phenomenology and Education. Vol.22 n.52 (2018)
ISSN 1825-8670

Cristina Palmieri, Dentro il lavoro educativo. Pensare il metodo, tra scenario professionale e cura dell’esperienza educativa della formazione, Milano: Franco Angeli, ISBN 8891769525, 204 pagine, 2018

Maria Benedetta Gambacorti PasseriniUniversità degli Studi di Milano - Bicocca (Italy)

Pubblicato: 2018-12-20

Se sempre più va diffondendosi la sensazione di una complessità e una difficoltà crescenti caratterizzanti il lavoro educativo, ecco che necessario e strategico risulta essere l’interrogarsi su come affrontare e, prima ancora, pensare l’agire dei professionisti dell’educazione.

Può essere possibile pensare un metodo che orienti nell’approcciarsi professionalmente alle situazioni? Ma prima ancora, cosa rievoca la parola “metodo” e, dunque, come e perché agire con metodo in educazione?

La prima parte del testo, illustrando due accattivanti possibili scenari del lavoro educativo contemporaneo che aiutano il lettore a immedesimarsi nella trattazione, ripercorre lo scenario professionale attuale che, seppur tematizzi l’importanza dei professionisti dell’educazione, allo stesso tempo consegna aspetti culturali, organizzativi e materiali che mettono in difficoltà il loro operato. Ecco quindi emergere un disagio professionale sempre più diffuso nel mondo dell’educazione, che porta i professionisti a domandarsi il significato del proprio agire.

Proposta fondamentale del testo è quella di articolare un discorso intorno al concetto di metodo, in modo che possa essere pensato quale significativo alleato per pensare l’educazione.

La seconda parte del volume è dunque dedicata a mettere a tema il metodo in educazione, provando ad indagare anche i presupposti su cui si basano le rappresentazioni di esso.

L’autrice accompagna il lettore in un appassionante excursus del pensiero degli autori che hanno costruito il concetto del metodo nel corso della storia occidentale: il passaggio attraverso le teorie di Renè Descartes, Paul Feyerabend, Hans-Georg Gadamer e Maria Zambrano consente di mettere a tema le differenti concezioni che il metodo ha assunto nello sforzo di costruire la conoscenza. Da una parte viene a costituirsi come la via, unica e privilegiata, per costruire certezza ed efficacia della conoscenza scientifica, dall’altra è però anche il percorso (dall’etimologia greca della parola, methà-odos, che significa “lungo la strada”), continuamente ridefinito in situazione, che punta a comprendere una verità concreta e contingente, che abita la complessità dell’esistenza.

Pensare il metodo da un punto di vista pedagogico richiede dunque di adottare un punto di vista che consenta di tenere in considerazione sia le plurime e complesse sfaccettature che contraddistinguono ogni situazione educativa, sia il rigore che deve contraddistinguere il pensiero e l’agire del professionista dell’educazione perché possa essergli riconosciuto uno statuto professionale scientifico. Occorre sicuramente riconnettere il proprio pensare e agire professionale ai modelli e alle teorie, anche impliciti e informali, che li orientano e li costituiscono. Non solo: il metodo va anche pensato come intrinsecamente costruito nella pratica e nelle sue componenti materiali, simboliche e relazionali: in questo modo ogni professionista può compiere l’importante passaggio che lega modelli teorici e azione pratica, tematizzando il metodo nelle sue dimensioni situazionali, processuali ed ermeneutiche.

Sulla base di quanto esposto, al lettore viene infine proposta una terza ed ultima parte del volume, volta a riflettere su cosa significhi pensare e agire il metodo quando il suo oggetto specifico riguardi peculiarmente l’azione educativa. Riprendendo la tematizzazione dell’educazione come esperienza complessa, viene fatta emergere la dimensione processuale dell’agire educativo e del metodo che può caratterizzarlo. Entrando nel cuore della scena educativa, anche con riferimento alla presenza di chi educa, si mette in evidenza come non sia possibile affidarsi a un metodo fondato su un paradigma causale che miri ad un’azione lineare: tale modo di procedere non consentirebbe di considerare contingenza e complessità di ogni situazione.

La proposta è quindi quella di provare ad assumere un modo di pensare le componenti di azione, progettualità e situazione tenendoli insieme. Occorreranno competenze ermeneutiche, in primo luogo, ma anche competenze pedagogiche di tipo strategico per illuminare le situazioni individuali e contestuali, utilizzando la loro comprensione per predisporre esperienze educative.

Intrecciando consapevolmente queste competenze diventa possibile intravedere la costruzione di un agire metodico che tracci pratiche ed esperienze per accompagnare la crescita e lo sviluppo di possibilità delle persone che si incontrano nell’agire professionale. Dentro il lavoro educativo, appunto.