In viaggio, “Drive my Soul”. Narrazioni condivise e restituzioni di senso
DOI:
https://doi.org/10.6092/issn.1825-8670/14710Parole chiave:
Storytelling, Emotional Education, Introspective Pedagogy, Training Trip, BildungsromanAbstract
Nella quinta dimensione spazio-temporale del viaggio, in quella dimensione invisibile del senso, si entra contestualmente anche nella dimensione della narrazione, in un doppio binario che fa della dimensione dialogica, in viaggio, un tratto distintivo del viaggiare, contemporaneamente fuori e dentro di sé. Il viaggio diventa, allora, l’occasione per una rivisitazione del senso, il luogo della sua restituzione, lo spazio entro cui perdersi e ritrovarsi in una diversa articolazione di sé e della propria identità, la fucina, l’atanor alchemico, dove vivere lo stravolgimento profondo di sé dentro una coscienza narrativa e dialogica che fa del compagno di viaggio, del viandante, dell’altro il focus e la direzione delle nostre altere rappresentazioni e dei nostri più insondabili mondi interiori. Perché nessuno può raccontarsi solo a se medesimo. Si cercherà, dunque, di far comprendere il nesso speciale che sussiste fra viaggio e narrazione, presente all’interno di una tradizione letteraria che percorre i tempi e i luoghi, attraversando il Medioevo con I racconti di Canterbury di Geoffrey Chaucer fino al più recente Drive my Car di Murakami, in un comune impianto narrativo ed esistenziale che si dipana proprio nella particolarità del viaggiare insieme. Tutto quello che ci accade in viaggio diventa una forma di narrazione che unisce all’esperienza vissuta della coscienza, l’Erlebnis, la poesia della parola nell’espressione, espressione di un sé più profondo che può manifestarsi nella sua epifania per mezzo del racconto di quello che siamo mentre viaggiamo, mentre vaghiamo, mentre passeggiamo in luoghi altri, con altri, persi nel camminare a piedi, in macchina o in treno, senza limiti spazio-temporali, in quella maniera di sorvolare il mondo tipica della flânerie.
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